Monitorare il mercato di riferimento, di organizzare e studiare le strategie di marketing più adatte per lanciare linee di prodotti sostenibili: queste le principali mansioni dell’Ecobrand manager, una figura manageriale appartenente alla folta schiera delle professioni green che sembra attirare in misura crescente l’interesse delle aziende.
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Il report GreenItaly 2015, diffuso dalla Fondazione Symbola e Unioncamere, promosso insieme al Conai, i lavoratori italiani in possesso di qualifiche legate alla Green Economy sono circa 3milioni, mentre solo nel 2015 ammontano a 294.200 le assunzioni basate sulle competenze “verdi”.
Un trend positivo destinato a potenziarsi in futuro, tanto che cresce il numero di aziende a caccia di figure come l’Ecobrand manager, il Risk manager, il responsabile degli acquisti green e l’ingegnere energetico – solo per citarne alcune -.
A crescere è anche il numero di assunzioni a tempo indeterminato dei profili “green”, in grado di apportare innovazione e far crescere l’economia in svariati comparti, come ha recentemente sottolineato Mirko Lami della segreteria della Cgil Toscana nell’ambito del seminario “Green Jobs: possono essere il futuro del mondo del lavoro?”:
«Ci sono delle grandi opportunità da cogliere e la Toscana non deve farsele sfuggire. È un universo completamente nuovo, sia per le aziende che per i lavoratori, e noi non possiamo che adeguarci. Per le aziende degli altri comparti c’è bisogno di un netto cambio di mentalità, facendo proprie la cultura del riciclo e in generale dell’ambiente. L’agroalimentare è quello con le migliori potenzialità, come dimostra il polo piombinese, che prevede nel suo progetto di rilancio numerosi posti di lavoro in ambito green, oltre che nelle bonifiche e nelle demolizioni. La crisi ha colpito tutti, ma il settore verde è l’unico in movimento: come Cgil dobbiamo farlo crescere, avanzando nuove proposte alla Regione, anche se per sua natura, con lavoratori professionisti e competenze medio-alte, non ci darà molti iscritti.»