Cresce l’importanza delle competenze digitali in ambito professionale, ma gran parte dei lavoratori italiani si sentono ancora inadeguati rispetto al resto del mondo.
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Dall’ultimo Randstad Workmonitor, relativo al quarto trimestre del 2015, si evince infatti che il 30% dei lavoratori sente di avere ancora evidenti lacune in materia di digital skills (la media globale e europea sono pari rispettivamente al 22% e al 18%.
Ammonta al 44%, invece, la percentuale di coloro che vede un futuro incremento dell’automatizzazione del lavoro nell’arco del prossimo quinquennio e decennio. Per il 66% dei dipendenti, tuttavia, le aziende e i datori di lavoro non investono abbastanza nello sviluppo delle competenze informatiche, tanto che più di sette lavoratori su dieci vorrebbero tornare in dietro nel tempo e scegliere un percorso di studi in ambito digitale.
Ad aumentare è anche la richiesta di profili STEM (scienza, tecnologia, ingegneria, matematica) da parte delle imprese, come afferma Marco Ceresa, Amministratore Delegato di Randstad Italia:
«La principale sfida competitiva per le organizzazioni oggi è quella di individuare, coltivare, valorizzare e trattenere il talento, una sfida da affrontare con opportuni investimenti e una strategia di medio-lungo periodo. Tra le diverse competenze richieste ai talenti, oggi, in particolare si segnalano quelle digitali, sempre più trasversali ai diversi settori economici, in grado di rivoluzionare le tradizionali modalità di lavoro e, in alcuni casi, di dar vita a nuovi profili professionali in ambiti impensabili fino a pochi anni fa.»
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