C’è un luogo comune per cui chi fa affari non è una persona eticamente corretta. Niente di più falso. Al contrario deve essere proprio l’etica a muovere le aziende. Senza una sana attenzione nei confronti dei propri clienti si è destinati al fallimento.
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Mette in evidenza questo punto di vista Edward Freeman, professore di business administration presso la Darden School of Business dell’Università della Virginia. Secondo quanto afferma infatti la base del business è l’individuazione dei portatori di interesse per quello che creiamo, per dirla con il solito inglesismo tanto caro al mondo degli affari, gli stakeholder.
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Come portatori di interesse si intendono diverse categorie, e per tutte bisognerebbe essere capaci di creare valore. In generale Freeman distingue tra clienti, coloro che acquistano i servizi o i prodotti dell’azienda, fornitori, che forniscono materiali e risorse necessari alla creazione dei prodotti e dei servizi, collaboratori, cioè chi lavora sotto la diretta supervisione del business, comunità, tutte le persone che entrano in contatto con le persone e le infrastrutture del business e, infine, i finanziatori, che si aspettano una remunerazione derivante dall’investimento.
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Tener presente le necessità di ogni parte in causa significa creare un business di successo. Se l’obiettivo è quello di arricchirsi manca lo scopo dell’azienda e senza motivazione è impossibile andare avanti. Sono soprattutto i leader a dover sempre tenere presente questo obiettivo, i dipendenti dovrebbero essere coinvolti in questo processo motivante, senza fare il lavoro in maniera noiosa e ripetitiva. Tutto ciò può apparire idealista ma Freeman assicura che senza il sacro fuoco un’azienda è destinata al fallimento.