Datori di lavoro e aspiranti dipendenti la pensano in modo differente per quanto riguarda le strategie migliori per trovare nuove opportunità di impiego: un gap messo in evidenza dall’indagine “Active Job Seeker Dilemma” promossa dalla società di ricerca Future.
I primi, infatti, sembrano avere maggiori possibilità di assumere risorse qualificate selezionando candidati passivi, vale a dire lavoratori non impegnati attivamente nella ricerca di un impiego ma aperti verso nuove opportunità di carriera.
Stando agli esiti dell’indagine, infatti, l’80% dei professionisti HR sono convinti che queste risorse siano destinate a trasformarsi in dipendenti efficienti perché hanno numerose “marce in più” rispetto ai candidati che cercano attivamente di essere assunti proprio perché privi di occupazione.
I candidati passivi hanno generalmente più esperienza, possiedono competenze preziose e – agli occhi dei manager HR – prendono la loro carriera sul serio.
Il motivo di questa convinzione, secondo i ricercatori, si fonda su un principio molto semplice: si tende a desiderare maggiormente ciò che non si può avere, pertanto accaparrarsi i talenti che lavorano per altre aziende rappresenta un investimento proficuo (in termini di risorse umane).
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Ma dipendenti e datori di lavoro divergono anche su altri punti: entrambi ritengono che la capacità di comunicazione sia in cima alla lista delle competenze più importanti, tuttavia i primi credono che molto peso abbia anche la capacità di leadership mentre per i secondi sono le abilità nella collaborazione virtuale e nel lavoro di squadra a fare la differenza.