Di fronte a situazioni di stress che rischiano di danneggiare la nostra carriera le reazioni sono istintivamente due la “lotta o fuga” e la “sindrome generale di adattamento”.
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Si tratta di reazioni analizzate e studiate già da molto tempo. La prima frase si deve a Walter Cannon che già nel 1932 ne aveva definito le caratteristiche. Si tratta di una risposta di sopravvivenza che avviene nel momento in cui sperimentiamo uno shock, o quando ci sentiamo minacciati in qualche modo. In queste circostanze il cervello rilascia gli ormoni dello stress che preparano il corpo a “volare via” dalla minaccia, o a “combattere” contro di essa. Ci si ritrova quindi in piena scarica di adrenalina ma molto ansiosi e irritabili. In situazioni lavorative quindi non è la reazione ideale.
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Il secondo tipo di reazione è stato studiato da Hans Selye che ne ha individuato tre fasi: allarme, quando l’organismo risponde alla minaccia mettendo in atto meccanismi di fronteggiamento sia fisici che mentali; resistenza, quando il corpo tenta di combattere e contrastare gli effetti negativi ed esaurimento, quando la minaccia persiste e si rischia di venire sopraffatti.
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La prima cosa da fare per tenere a bada lo stress è individuare il proprio tipo di reazione, anche grazie ad una sorta di diario di bordo che aiuti ad individuare le fonti di stress. A questo punto si potrà optare per un approccio emotivo, d’azione o di accettazione. Nel primo caso sarà utile guardare le cose da una prospettiva diversa, eliminando l’approccio negativo e guardando al bicchiere mezzo pieno. Nel secondo caso sarà bene prendere il controllo sulla gestione del tempo, organizzando ogni cosa nel minimo dettaglio ed evitando perdite di tempo. Infine l’accettazione è utile nel caso in cui le cose non possano essere cambiate. Infatti in circostanze del genere la cosa migliore è utilizzare tecniche di rilassamento, prendersi cura del proprio corpo e trovare benessere in attività extra lavorative.