Essere dipendenti vs lavoro in proprio

di Francesca Vinciarelli

30 Agosto 2016 08:30

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I cambiamenti sono complessi, difficili e stressanti, il sogno di lavorare in proprio spesso supera tutto questo, ma bisogna porsi diverse domande.

Cercare un lavoro è un percorso necessario per ottenere un impiego, questo percorso ad oggi è complesso e lungo per qualsiasi individuo. La situazione non cambia di molto per chi un lavoro già lo ha, questo perché le difficoltà presenti ad oggi negli ambienti di lavoro sono in continuo aumento.

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La difficoltà sta quindi nel trovare una vera e propria stabilità, prima perché si deve affrontare il problema della ricerca del lavoro e dopo perché si devono affrontare le problematiche del lavoro trovato. In poche parole, non volendo, si tende a vivere una vita lavorativa che porta insoddisfazione e demotivazione, sentimenti che spesso non riescono ad essere accettati da tutti. Ma di certo in qualsiasi situazione ci si trova, lasciare il proprio lavoro è una situazione molto difficile e stressante. Abbandonare un lavoro, significa rompere la routine, le abitudini, i rapporti ed i ritmi quotidiani. Per questo può capitare di allontanare il pensiero e non lasciare il lavoro, può far paura dover ricominciare da capo e ritrovare un’altra situazione stabile. Quando si lascia il lavoro è perché non si può più rimandare, per questo bisogna saper prendere il cambiamento, come una nuova sfida per la propria vita, che porta in qualsiasi caso ad una crescita ed un miglioramento. Bisogna vivere la scelta di cambiare lavoro, come una ricerca a qualcosa di migliore, come stipendio, professione, nuove conoscenze e anche una crescita per la propria carriera. Ed anche se inizialmente il percorso sarà in salita, bisogna cercare di sfruttare tutte le strade per cercare il lavoro che più si addice alle proprie esigenze. Ma non per forza l’alternativa sia trovare un lavoro similara al passato, spesso l’idea è proprio quella di sconvolgere la propria vita.

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Tra i cambiamenti si può trovare il trasferimento all’estero ed anche mettersi in proprio, entrambi cambiamenti complessi e delicati. Ma non è facile chiudersi la porta alle spalle e ricominciare, accontentandosi così di ciò che si ha. Decidere di mettersi in proprio, oltre le moltissime regole imposte dalla legge, è un percorso personale che decreta non solo un nuovo lavoro ma anche una nuova vita. Mettersi in proprio significa sacrificio, tempo e denaro e spesso porta i risultati sperati dopo un notevole lasso di tempo. Ma la realtà dimostra che i tentativi sono molti, ma i successi no, le attività appena nate falliscono nel giro di pochi mesi. Questo non significa frenare il desiderio di una propria attività, ma significa valutare con più attenzione i classici errori, per evitare di commetterli. Quando si riesce ad avviare questo piccolo sogno, spesso si ha l’idea di avere già vinto, ma non è affatto così. Anche le attività avviate da tempo, sono sempre in bilico tra successo e non, questo perché il mondo cambia, l’esigenze anche e quindi anche la propria attività. Il successo non è determinato dal tempo, ma dalla qualità del lavoro prodotto, dall’innovazione ma anche e sopratutto dalla capacità di chi la dirige.

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“Nessuno è nato imparato”, di qualsiasi ambiente lavorativo si parli, ma si può studiare e ci si può formare adeguatamente per svolgere al meglio un ruolo. L’errore principale riguarda proprio la presunzione di sentirsi pronti per tutto e per tutti, i ruoli in un’attività sono vasti, qualsiasi siano le proprie doti è importante non sentirsi capaci di affrontare il tutto da soli. Chi avvia un’attività quasi sempre decide di gestire tutte le mansioni in solitaria, amministrative, tecniche, legali, ecc. questo comportamento danneggia da subito l’azienda. Ovviamente è un comportamento che spesso viene attuato per abbassare i costi, ma se non si hanno le competenze si farà solo un danno, che rischia di portare da subito la propria attività nella direzione sbagliata.

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Ma ovviamente sono milioni, più o meno gravi, gli errori che portano le attività a fallire, sopratutto quelle appena nate. Ma una fra tutte è non avere abbastanza liquidità, i prestiti non possono essere l’unica fonte a disposizione, ad esempio già inizialmente per riuscire ad avviare una propria attività, la richiesta alla banca non deve superare il 30% del budget necessario per avviarla. I soldi sono importantissimi, ma anche la passione e la reale convinzione non sono da meno, deve esserci anche la voglia di cercare la clientela e di sviluppare il proprio ambiente, che spesso dopo pochissimo vengono a mancare. Purtroppo creare un’attività è un’idea che avvicina moltissime persone, ma poche riescono davvero a gestire il peso di tutto ciò che un’attività porta.