Il datore di lavoro non può effettuare controlli a tappeto sulle email e sulla navigazione Internet dei dipendenti: il Garante della Privacy mette in guardia le aziende puntando il dito contro le verifiche indiscriminate e non in accordo con il Codice della Privacy e lo stesso Statuto dei lavoratori.
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Sanzionando un ateneo universitario che aveva attuato monitoraggi serrati sui dipendenti, il Garante focalizza l’attenzione sul divieto di utilizzare sistemi e software non utili al lavoratore per svolgere la sua prestazione, risorse nascoste che potevano anche ricondurre alle informazioni personali dei singoli utenti, privati quindi delle garanzie previste dallo Statuto anche per quanto riguarda i controlli a distanza.
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Come si legge sulla newsletter N. 419 del 15 settembre 2016 pubblicata dal Garante, inoltre, l’ateneo non aveva fornito ai dipendenti le necessarie informazioni per la tutela della Privacy ma semplicemente un regolamento inerente il corretto utilizzo delle risorse informatiche: un’azione che rappresenta una violazione del principio di liceità alla base del trattamento dei dati personali.