Facebook il punto fisso di molti dipendenti, che sia fuori lavoro il problema non si pone, ma in ufficio la questione è differente. Dal passato ad oggi sono cambiate moltissime cose, se in passato ci si perdeva tra i giornali e le pause caffè, al giorno d’oggi ci si perde nelle chat e tra i post di facebook e in applicazioni similari.
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Le aziende lo sanno, conoscono i pericoli maggiori e cercano di allontanarli, per questo molte aziede limitano alcune operazione, un problema però presto sviato utilizzando semplicemente il proprio telefono personale. Ma analizzando la causa di questo bisogno ci si chiede perché si sente in bisogno di distrarsi sui social? La risposta è gestire male le pause, nello specifico il problema dei lavoratori è quello di non sfruttare realmente le pause messe a disposizione durante il lavoro, così facendo non si recuperano affatto le energie, al contrario aumenta la stanchezza.
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Precisando che può definirsi normale una distrazioni ogni tanto, ma se ciò persiste potrebbe creare dei problemi sia sul lavoro che con il capo. Una distrazione con conseguenze che contemplano anche il licenziamento, i cambiamenti infatti sono presenti e parlano di molto di più di un semplice richiamo. La Cassazione ha infatti messo nero su bianco una vera e propria stretta per i dipendenti, nonché la possibilità dell’azienda di licenziare un dipendente troppo perditempo, secondo quanto stabilito dalla sentenza 782/2016.
Il datore di lavoro, dopo aver richiamato il suo dipendente, può controllare la cronologia della navigazione su internet senza ledere in qualche modo la privacy del lavoratore. Sarà poi il giudice a dover valutare il tempo perso sui social e decidere se è efettivamente troppo.