La discriminazione è presente fuori ma anche dentro il lavoro, portando con le spalle al muro persone che non riescono a crearsi una vita, con la negazione di un posto di lavoro. Non è un caso che durante un colloquio di lavoro alcune domande non possono essere poste, non esiste un divieto vero e proprio, ma si spera nella correttezza e trasparenza dell’azienda di evitare di porre domande che mettono in crisi il lavoratore e sono anche inutili per l’esito del colloquio.
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Tra queste sei sposato?, sei stato mai arrestato?, la tua religione quale feste festeggia?, hai figli?,da quale paese provieni?, hai debiti?, tutte le domande su le disabilità, ti sei mai drogato?. Ma ovviamente questo non può eliminare tutte le problematiche, la discriminazioni esiste anche togliendo tali domande dai colloqui. Anche perché avere o non avere figli, essere o non essere sposati, può essere facilmente “nasconto” ma la propria città natale ad esempio no, ed al giorno d’oggi anche questo elemento, in alcuni casi specifici, porta discriminazione. Spesso presentarsi ad un colloquio di lavoro diventa quasi un concorso per chi è il più perfetto, una perfezione che non riguarda le capacità collegata al lavoro, ricerca più ovvia, ma riguarda una perfezione fisica e apparente.
Molte le battaglie che in qualche modo sono riuscite ad abbattere parte del problema, ma che allo stesso tempo non riescono ad essere così forti da togliere del tutto tale problema. Il pregiudizio non danneggia solo lo stato emotivo di una persona, ma va anche ad eliminarlo automaticamente da una possibilità di carriera o di assunzione, elemento che può destabilizzare e rovinare la vita di un individuo. I pregiudizi come già detto vanno a colpire diverse sfaccettature della vita di una persona, tra queste ad esempio, ancora oggi, si trova il sesso. Nel 2016 ci sono ancora moltissime differenze tra uomini e donne, sul lavoro essere donna, significa uno stipendio più basso, minore considerazione e molto più tempo per ottenere rispetto e considerazione. Per non parlare delle problematiche presenti in fase di colloquio ed assunzione.
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Ma se questa discriminazione è più famosa, purtroppo, ci sono altre discriminazioni meno famose ma comunque molto presenti, si parla ad esempio delle malattie come può essere l’epilessia, questioni che non nascono per tutelare il benessere della persona malata, ma al contrario chi soffre di epilessia si trova a dover combattere con pregiudizi e discriminazioni molto forti. Discriminazioni assurde come la paura di contagio, di trasmissione e di pericolosità per la salute degli altri lavoratori. E per finire si trova l’aspetto fisico, più precisamente si parla di tatuaggi e piercieng, una discriminazione più leggera di altre, ma comunque una discriminazione che va a colpire ad oggi moltissime persone. Giocare con il look non è sinonimo di poca serietà o professionalità, ma è una scelta libera che non dovrebbe compromettere in nessun modo una possibile carriera. Tutto ciò soprattutto in un mondo che spesso non bada alla professionalità, ma aspetti molto più superflui, sembra assurdo e poco sensato. Il lavoro ha bisogno di professionalità, capacità e serietà, elementi che non si basano e non possono essere basati su elementi poco inerenti al lavoro.