Discriminazione e assunzione negate

di Francesca Vinciarelli

25 Gennaio 2017 10:00

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Ogni individuo è diverso ma sul lavoro alcune particolarità ancora non sono accettate, ecco di cosa si parla.
Le discriminazioni sul lavoro è problema ancora oggi presente e ampio, il problema più conosciuto è quello sul divario uomo donna, per quanto riguarda retribuzione, salti di carriera e credibilità. Ma ci sono casi molto più ampi che superano e si aggiungono alla discriminazione uomo/donna.

Discriminazioni sul lavoro in calo

Si parla infatti di attenzioni da parte delle aziende verso elementi non inerenti al regolare svolgimento del lavoro, eliminando o scegliendo a secondo di ciò che piace di più. Nello specifico si parla dell’aspetto fisico e si vanno a comprendere tutte quegli elementi che vengono categorizzati dalla società e purtroppo anche dal lavoro come sbagliate o peggiori. Tra i tanti si trovano i tatuaggi, piercieng e la conformazione fisica, giocare con il look non è sinonimo di poca serietà o professionalità, ma è una scelta libera che non dovrebbe compromettere in nessun modo una possibile carriera. Purtroppo le discrimazioni non si fermano qui, ad oggi anche le malattie sembrano far paura alle aziende in fase di assunzione.

Discriminazioni e sanzioni

Malattie come può essere l’epilessia, questioni che non nascono per tutelare il benessere della persona malata, ma al contrario chi soffre di epilessia si trova a dover combattere con pregiudizi e discriminazioni molto forti. Discriminazioni assurde come la paura di contagio, di trasmissione e di pericolosità per la salute degli altri lavoratori. Tutto ciò soprattutto in un mondo che spesso non bada alla professionalità, ma aspetti molto più superflui, sembra assurdo e poco sensato. Il lavoro ha bisogno di professionalità, capacità e serietà, elementi che non si basano e non possono essere basati su elementi poco inerenti al lavoro. Anche se ad oggi ci sono dei cambiamenti e delle sanzioni per quanto riguarda le discriminazioni sul lavoro da parte delle aziende.

Fonte: Shutterstock