Ancora persiste nella mente degli italiani che il manager medio sia caratterizzato da voglia di esercitare il potere e disprezzo per i dipendenti o, almeno di poca capacità di ascoltare le loro esigenze.
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Questa idea non viene dal nulla, per anni infatti il manager è stato identificato con il capo quello che dà ordini e basta. Ma quel tipo di manager ha dimostrato di essere fallimentare, creando una discrepanza tra mondo reale, che cambia e si evolve, e principio generale, che rimane fermo ed immutabile. Se il manager capo è stato quello ad aver portato a fallimento di tante imprese è davvero giunta l’ora di dare spazio a chi invece sa guidare e coinvolgere i dipendenti.
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Si tratta di mettere in atto un ascolto attivo, che sappia capire aspettative e desideri dei dipendenti, in modo da renderli parte attiva dell’azienda. Essa stessa deve diventare un luogo di collaborazione, in cui il manager diventa colui che sa dare supporto e motivare a raggiungere precisi obiettivi. I valori devono essere condivisi, chi fa parte di un’azienda deve sentirsene fiero. In questo odo non sarà più necessario mettere in atto meccanismi di controllo, ma si potrà privilegiare la condivisione.
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Per chi aveva un modo di lavorare diverso, vecchio stampo, sarà più difficile cambiare rotta, ma mettendosi in discussione e capendo i vantaggi di un tipo di guida diversa i vantaggi saranno enormi. Tutto si può imparare, anche ad ascoltare gli altri e le loro esigenze. In questo modo la stessa solitudine del manager diverrà un ricordo, mettendo i relazione ogni settore e rendendo l’azienda una grande famiglia fatta di persone pronte a darsi sostegno.
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