Con la modifica delle tipologie dei contratti, la tipologia che riguarda il contratto con partita IVA è stato rivalutato e maggiormente scelto dai lavoratori autonomi, come i liberi professionisti, i consulenti, i collaboratori.
Riforma del lavoro: stretta sulle partite IVA
Scelto anche per le agevolazioni senza discrimini di età anagrafica per le aliquote al 5% e con l’innalzamento dei massimi importi annuali portati a 30.000 euro per gli autonomi e a 50.000 euro per i commercianti. Per quanto riguarda l’apertura della partita IVA il lavoratore dipendente a tempo indeterminato presso ente privato può svolgere attività lavorative con partita IVA, nel caso in cui il primo lavoro sia considerato prevalente e non vi siano conflitti tra le due occupazioni. Per quanto riguarda i lavoratori in ambito pubblico, non è possibile aprire partita IVA, se non in alcuni casi particolari, come medici e docenti.
Dipendente e partita IVA
Per questo il dipendente privato che decide di aprire una Partita IVA, come ditta che sia individuale o società o come libero professionista, non deve trasgredire divieti inseriti nel contratto di lavoro. Anche per quanto riguarda la comunicazione con il proprio datore di lavoro, non esistono obblighi espliciti, potrebbe però essere comunque meglio comunicare tutte le eventuali informazioni, evitando così qualsiasi problematica.
Fonte: Shutterstock