Nonostante i lavoratori lo chiedano e le aziende appaiano sempre più interessate lo smart working stenta a decollare. I vantaggi vengono largamente sbandierati ed avvalorati da molte ricerche ma sono soprattutto i manager italiani a fare resistenza.
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Secondo l’ultima ricerca di OD&M Consulting, società di Gi Group specializzata in HR Consulting, dal titolo Smart Working: is your company smart? la difficoltà maggiore è di tipo culturale, passare dalla quantità alla qualità non appare così facile e i manager delle 84 aziende intervistate ammettono di non essere capaci di introdurre una cultura basata sulla fiducia. Il secondo ostacolo risiede nella mancata capacità di responsabilizzare i dipendenti e di migliorare le loro capacità digitali, l’ultimo ostacolo è invece rappresentato dall’organizzazione del lavoro, nel dettaglio nella mancanza di strumenti necessari per valutare il lavoro dei dipendenti.
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Eppure le percentuali parlano chiaro: le aziende sono propense ad adottare lo smart working. Per il 48% in modo da migliorare l’equilibrio tra vita privata e lavoro, il 19% per dare una spinta all’efficienza dei dipendenti, per il 17,9% per attrarre nuovi talenti, l’11,9% per cambiare la cultura manageriale all’interno della propria azienda.
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