La caccia al talento migliore presente nel mondo del lavoro crea una falsa prospettiva secondo la quale chi è più dotato porterà al miglioramento dell’aziende e al parto delle idee migliori. Se è vero che i talenti non bastano mai è pure vero che le idee migliori non vengono dal singolo ma dalla squadra.
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Le aziende devono basarsi sulla collaborazione tra individui, infatti il modo migliore per risolver i problemi è coinvolgere quante più persone è possibile. L’idea geniale verrà fuori da più menti, dall’incontro di più pareri e dalla messa in discussione di quelle che sono considerate verità intoccabili. Ogni individuo è portato a dare il massimo se si trova all’interno di una squadra stimolante.
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Uno studio condotto dal Miller Heiman Institute dimostra come introducendo una seconda prospettiva durante un incontro, la possibilità di migliorare aumenta del 50%. Se se ne aggiunge una terza, le possibilità aumentano fino al 100%. Ma bisogna fare attenzione e raggiungere il giusto numero di prospettive, se queste infatti diventano troppo si rischia un blocco delle idee.
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Un’ulteriore spinta viene dalle squadre 2.0, quelle in cui si incontrano virtualmente persone lontane fisicamente, ciò permette uno scambio più proficuo e stimolante. Ma per far sì che ciò funzioni davvero bisogna affidarsi ad una tecnologia seria, capace di garantire uno scambio continuo senza perdite di tempo. La supervisione del manager in questo contesto è essenziale, è lui che deve tenere le fila del discorso ed insegnare una comunicazione produttiva.
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