Tra i limiti che possono compromettere il lavoro del manager figura la sua incapacità di delegare e la tendenza a esercitare un controllo ossessivo sull’operato di tutti. Un modo di lavorare che prende il nome di micromanagement, comportamento che rischia non solo di ridurre la produttività ma anche di inimicarsi le risorse umane e di impedirne la loro crescita professionale.
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Quali sono i campanelli d’allarme che segnalano una spiccata tendenza al micromanagement?
Innanzitutto la tendenza ad accentrare ogni compito pensando che nessuno sia in grado di svolgerlo meglio, lavorando oltre misura per portare a termine ogni fase di un progetto. In realtà, si dovrebbe cercare di insegnare bene ai propri dipendenti in modo tale che possano meritare la fiducia del capo.
Anche il bisogno di ricontrollare e approvare qualsiasi lavoro compiuto dagli altri è un segno distintivo della sindrome del micromanager: talvolta quest’ultimo apporta delle modifiche tenendo all’oscuro l’autore, un comportamento che rischia di rallentare la produzione. Scegliere bene le proprie risorse per poter concedere loro fiducia rappresenta la strategia migliore per delegare con successo migliorando efficienza e produttività.
Un altro “sintomo” della tendenza alla microgestione è rappresentato dalla pretesa di essere messo in copia tra i destinatari di tutte le email che vengono inviate dai membri del team, anche quando questo coinvolgimento non è realmente necessario.
Infine, il micromanager ha l’abitudine di riunire il team sia prima sia al termine di un meeting importante per assicurarsi che tutte le risorse siano adeguatamente preparate, riprendendole poi immediatamente per gli eventuali errori compiuti durante la riunione. Molto più utile si rivela impostare un ordine del giorno studiato a tavolino, cercando di rispettarlo.
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