Nel nuovo CAD, il Codice di Amministrazione Digitale, sarà necessario inserire maggiori tutele per gli utenti relativamente al domicilio digitale dei cittadini, vietando l’accesso indiscriminato ai dati e garantendo sicurezza per chi utilizza i servizi digitali della Pubblica Amministrazione.
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Lo richiede il Garante della Privacy, come sottolinea nella recente newsletter, puntualizzando sulla necessità di evitare l’accesso ai domicili digitali in modo incontrollato e di tutelare chi invia segnalazioni al difensore civico digitale.
Il domicilio digitale è un indirizzo di posta elettronica certificato che ogni cittadino può comunicare al Comune di Residenza, da usare per gestire i rapporti con gli enti pubblici e inserito nell’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR).
«Nella bozza di decreto, ad esempio – sottolinea il Garante – si prevede che “chiunque” possa consultare gli elenchi dei “domicili digitali”, tramite sito web e senza necessità di autenticazione. Secondo l’Autorità, invece, rendere pubblici tali elenchi, peraltro in formato aperto e senza specificare quali dati personali contengano, rischia di favorire l’invio di spam e di aumentare considerevolmente il rischio di furti di identità.»
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Per quanto riguarda le segnalazioni, il Garante ribadisce la necessità di non diffondere online i dati di chi denuncia un problema al difensore civico, anche per non rischiare che il previsto obbligo di pubblicazione delle segnalazioni inviate dai cittadini rappresenti un deterrente all’esercizio di questo diritto, creando timori riguardo possibili ritorsioni.