Verificare il rispetto della privacy nell’Internet delle cose (IoT): questo il fine dell’indagine internazionale promossa dalle Autorità per la protezione dei dati personali che fanno capo al Global Privacy Enforcement Network (GPEN), Garante italiano compreso.
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I dati emersi dalla ricerca non sono rincuoranti, infatti oltre il 60% dei dispositivi connessi alla Rete e usati abitualmente hanno mostrato criticità proprio per quanto riguarda il rispetto della privacy, non mettendo a disposizione informazioni adeguate per la raccolta e l’utilizzo dei dati personali.
Altre carenze riguardano la comunicazione delle regole per la conservazione e la cancellazione dei dati, così come l’assistenza fornita agli utenti.
«L’ indagine sulla cosiddetta Internet delle Cose (IoT) – ha commentato Antonello Soro, Presidente dell’Autorità per la protezione dei dati personali – ha rivelato che le società del settore non hanno ancora posto sufficiente attenzione alla protezione dei dati personali, con il rischio, peraltro, di generare sfiducia nei consumatori. Alcune aziende, ad esempio, non si rendono conto che non solo il nome e il cognome, ma anche i dettagli sul consumo elettrico di una persona o i suoi stessi parametri vitali, sono dati personali da proteggere. Così come non è ancora sufficientemente garantita neppure la possibilità per i consumatori di cancellare i dati raccolti da questi dispositivi. Il Garante italiano insieme alle altre Autorità del Global Privacy Enforcement Network, monitorerà con attenzione questi prodotti e servizi, al fine di verificare che la realizzazione di strumenti innovativi come elettrodomestici intelligenti, braccialetti per il controllo dei cicli del sonno o dell’indice glicemico, oppure le stesse automobili connesse a Internet, non avvenga a danno della riservatezza dei dati personali, spesso anche sensibili, degli utenti.»
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