Martedì 5 maggio è il giorno dello sciopero generale nazionale della scuola, proclamato dai sindacati del comparto (Flc Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals e Gilda): insegnanti, personale Ata e studenti scendono in piazza per protestare contro la riforma promossa dal Governo Renzi, la “Buona Scuola? che da settembre potrebbe portare non poche novità.
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A essere sotto accusa sono alcune specifiche misure previste dal disegno di legge, in particolare relative alle stabilizzazioni e alle assunzioni dei docenti precari, come anche agli scatti di anzianità. A non trovare consensi, inoltre, è anche il nuovo ruolo dei dirigenti scolastici che potranno scegliere direttamente gli insegnanti.
Il no del personale della scuola riguarda anche la nuova normativa che regola il finanziamento dei singoli istituti, secondo la quale il 5 per mille potrà essere devoluto solo a favore degli istituti frequentati dai propri figli (una misura contestata perché potrebbe creare disparità basate sulla fascia di reddito delle famiglie).
Susanna Camusso, segretario Cgil, chiarisce le motivazioni che si celano dietro la protesta (non è prevista una manifestazione nazionale ma singoli cortei organizzati in alcune città della penisola):
«Il governo non è nelle condizioni di fare le assunzioni per l’inizio dell’anno. E ha posto criteri assai discutibili che dividono in modo arbitrario i precari. Questa è una riforma che lede il diritto costituzionale della libertà di insegnamento, che affida a un singolo la totale discrezionalità su chi debba insegnare o meno. È una scuola elitaria, non di tutti. Le risorse che ci sono, peraltro scarse, vanno a chi primeggia, e delle scuole di Scampìa o dello Zen di Palermo che ne facciamo?.»
Per mercoledì 6 maggio, inoltre, è in programma lo sciopero indetto da Cub Scuola e Asa per il personale docente nelle scuole dell’infanzia e nelle primarie.