Novità in arrivo per gli insegnanti, che già all?inizio dell?anno scolastico 2014-2015 potrebbero trovare non poche sorprese.
=> Leggi la polemica sul prelievo in busta paga per gli insegnanti
Secondo alcune anticipazioni relative alla Riforma in fase di elaborazione da parte del Ministro Stefania Giannini e del sottosegretario Roberto Reggi, la settimana lavorativa per i docenti diventerebbe di 36 ore (ora sono 18, senza considerare il tempo impiegato dagli insegnanti fuori orario per la preparazione delle lezioni o la correzione degli elaborati eseguiti dagli studenti).
Agli impegni attuali si aggiungerebbe la disponibilità fino alle 22 per effettuare corsi di recupero, oltre all?obbligo di recuperare i 22 giorni che segnano la differenza tra i 208 che caratterizzano l?anno scolastico e i 230 relativi all?anno lavorativo standard.
Alla richiesta di maggiore flessibilità corrisponderebbe, sempre stando alle indiscrezioni, un aumento della retribuzione.
Le supplenze potrebbero essere avviate prevalentemente attraverso le chiamate interne, mentre per quanto riguarda le assunzioni sarà data priorità alle graduatorie di istituto in modo da “smaltire? i 150 nominativi ancora presenti nelle liste.
Il Miur, infine, potrebbe inserire l?obbligo di effettuare un esame di abilitazione propedeutico per l?accesso ai concorsi.
=> Leggi perché l?Ocse ha bocciato il programma italiano per la scuola digitale
Dura la reazione dei sindacati, nonostante si tratti di informazioni prive di conferma: Rino Di Meglio, coordinatore Gilda Insegnanti, ribadisce che: «I docenti italiani lavorano quanto i loro colleghi europei e in alcuni casi anche di più, basta considerare che le ore di insegnamento sono di 60 minuti e non di 45 o 50 come in altri Paesi Ue. Non è possibile annunciare una riforma di questa portata partendo da dati falsi e se il Miur intende ‘spremere? ulteriormente gli insegnanti, sulle cui spalle gravano incombenze burocratiche che nulla hanno a che vedere con la professione docente, noi ci opporremo fermamente invitando tutta la categoria a scendere in piazza.»