Le Pubbliche Amministrazioni nazionali, dalle Regioni ai Comuni e alle Province fino alle Asl, sono più esposte al furto di dati e altre azioni di cybercrime rispetto alle aziende private.
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Una teoria che emerge dal Rapporto 2014 sulla Cyber security nazionale realizzato dal Centro di Ricerca Sapienza in Cyber Intelligence e Information Security in collaborazione con l’Agenzia Nazionale per l’Agenda digitale, documento che evidenzia come la PA italiana sia letteralmente un bersaglio facile a causa della carenza di investimenti e progetti mirati a potenziare la sicurezza informatica.
Secondo Roberto Baldoni, direttore del Centro di Ricerca, già in fase di realizzazione del Rapporto 2013 la PA ha mostrato diversi punti deboli, diventati in seguito oggetto di studi più approfonditi e finalizzati alla stesura del report 2014 che sarà completato in autunno: «All’interno di questo quadro comparativo abbiamo visto che la PA italiana era davvero indietro rispetto agli altri settori. Un gap che riguarda soprattutto la mancanza nelle varie amministrazioni della consapevolezza del rischio cibernetico.»
È sempre Baldoni a evidenziare come un qualsiasi attacco informatico possa gravare sull?economia del Paese causando costi elevati, un peso che ricade anche sulla comunità: «É una stima complessa ma diverse fonti concordano che, attualmente, il costo del cyber-crime pesi per circa 300 euro l’anno su ogni cittadino.»
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Quali sono i progetti del Governo per migliorare le difese della PA? La strada da percorrere è ancora lunga e non sono stati previsti sufficienti piani di investimento per attivare un efficace «sistema di monitoraggio e difesa dal crimine informatico.»