Il Comune di Casale Monferrato ha deciso di accettare l’offerta da 18,3 milioni di euro di una delle parti per ritirare la propria costituzione di parte civile nel processo nel processo Eternit, in corso a Torino, a sentenza (primo grado) il prossimo 13 febbraio.
Il pm Raffaele Guariniello ha chiesto vent’anni di reclusione per disastro ambintale doloso e omissione volontaria di cautele nei luoghi di lavoro. Uno dei due imputati, Stephan Schmidheiny, l’ultimo proprietario della Eternit, ha offerto una transazione economica al Comune di Casale Monferrato perchè ritiri la propria costituzione di parte civile e rinunci a qualsiasi altro diritto e azione anche riguardo ad altri e ulteriori provvedimenti.
Il Consiglio Comunale ha votato nella notte fra il 16 e il17 dicembre, in una seduta particolarmente sofferta, che si è prolungata per sei ore e mezza. A Casale le “vittime dell’amianto” colpite da tumore ai polmoni sono 1,8 milioni, e si contano 50 nuove diagnosi ogni anno.
«Stanotte si è consumata una frattura nel fronte della lotta all’amianto, che aveva sempre visto uniti cittadini e istituzioni. Ma noi non demordiamo e non indietreggeremo di un millimetro» ha dichiarato Bruno Pesce, dell’Associazione famigliari delle vittime dell’amianto (Afeva), commentando la decisione del consiglio. Secondo Pesce, la delibera «è grave perchè costituisce un favore che viene fatto all’imputato a due mesi dalla sentenza e gli consentirà di ottenere delle attenuanti».
L’Afeva, insieme ad altri enti, sta preparando il cosiddetto processo “Eternit bis”, con 130 nuovi casi di morte da amianto denunciati. Annuncia che convocherà «un tavolo con tutti gli enti che si sono costituiti parte civile per coordinare la gestione del ‘dopo sentenza’ e i relativi risarcimenti. Ma ci sono altri 11 Comuni del Monferrato cui sono stati offerti 160mila euro ciascuno se rinunceranno anche loro. Vedendo il comune capofila che si sfila potrebbero adeguarsi; in questo modo contribuiranno anche loro ad alleggerire la pena per l’imputato».
Il sindaco di Casale, Giorgio Demezzi, sottolinea innanzitutto che la decisione dell’amministrazione «non influenza in alcun modo il giudizio processuale e la condanna degli imputati» e «il corso della giustizia proseguirà comunque senza modifiche nel capo di imputazione». Aggiunge che «il Comune rimane poi parte civile nei confronti dell’altro imputato, il belga Jean Louis De Cartier, e al fianco delle famiglie delle vittime dell’amianto nella loro lotta per ottenere giustizia».
Ma soprattutto il sindaco spiegà il perchè della scelta di fondo, quella di accettare il risarcimento: «ottenere subito il risarcimento economico dovuto evita di dover attendere la chiusura del processo e i diversi gradi di giudizio, e mette al riparo da future difficoltà di riscossione dovute alla nazionalità degli imputati, che non risiedono in Italia».
Il Comune intende spendere i soldi del risarcimento per sostenere la ricerca sul mesotelioma, proseguire le operazioni di bonifica del territorio, puntare a iniziative di sviluppo della città.
«Sarebbe stato molto più semplice dire “no”» prosegue il sindaco, che ha agito «pensando all’interesse della città» in nome del quale bisgona «anche saper prendere decisioni difficili e controcorrente, ma che hanno sempre e comunque come obiettivo primario il beneficio per l’intera comunità. Dire no alla proposta non porterebbe alcun vantaggio dal punto di vista dei tempi e delle modalità della giustizia nei confronti degli imputati, non offrirebbe garanzie né certezze sui tempi, sull’entità e sulla possibilità concreta di ottenimento di un futuro risarcimento, infine non avremmo a disposizione le risorse utili al risanamento ambientale definitivo del nostro territorio, alla ricerca contro il mesotelioma e al rilancio economico e sociale di Casale».
Entro gennaio sarà sottoscritto l’accordo e saranno resi disponibili i fondi.