La prima conferma è arrivata: il neutrino continua ad andare più veloce della luce. Il Cern e l’INFN, l’Istituto italiano di fisica nucleare, hanno effettuato nuovi test che confermano il risultato dell’esperimento comunicato nello scorso settembre. Una misurazione che, se confermata, metterebbe indiscussione le teorie di Albert Einstein e il concetto stesso della fisica così come la conosciamo. Anche ora, come nel settembre scorso, la prudenza resta d’obbligo: non si tratta di una verifica definitiva.
«Una misura così delicata che ha profonde implicazioni per la fisica, richiede un eccezionale livello di approfondimento» sottolinea Fernando Ferroni, presidente dell‘Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Che prosegue: «l’esperimento OPERA (il progetto internazionale che riunisce fisici di tutto il mondo nell’ambito del quale è stato condotto l’esperimento, n.d.r.), grazie al particolare adattamento dei fasci di neutrini del CERN, ha realizzato un test importante per la consistenza dei suoi risultati». E «il risultato positivo dei test ci rende più fiduciosi sulle misure» ma, e questo va sottolineato, «la parola decisiva può essere detta solo dalla realizzazione di esperimenti analoghi in qualche altra parte del mondo».
Come noto, nel settembre scorso il Cern e l’Infn hanno comunicato l’eccezionale risultato di una misurazione effettuata lanciando un fascio di neutrini dal Cern di Ginevra ai Laboratori di Fisica del Gran Sasso. Una distanza di 730 chilometri che i neutrini hanno percorso più veloci della luce. L’eccezionalità della scoperta è determinata dal fatto che la velocità della luce, alla base della teoria della relatività di Albert Einstein, è considerata invalicabile. Se così non fosse, insieme alla teoria della relatività tornerebbe in discussione l’intero impianto fondante della fisica.
La prima conferma comunicata nelle ultime ore arriva in seguito a un nuovo esperimento, sempre una misurazione e sempre sulla distanza fra il Cern e il Gran Sasso. Sono stati lanciati altri fasci di neutrini, e il test è stato realizzato in modo da consentire una misurazione più accurata. Sono stati utilizzati particolari fasci di neutrini, caratterizzati da una migliore definizione del “tempo di estrazione” dei protoni: pacchetti di neutrini che sono lunghi solo tre nanosecondi e spaziati gli uni dagli altri di 524 nanosecondi. In parole comprensibili anche a chi non è esperto di fisica nucleare, si tratta di fasci di neutrini molto più stretti e separati rispetto a quelli della misura annunciata a settembre: in quel caso, spiega l’Istituto nazionale di fisica nucleare, i fasci duravano 10mila500 nanosecondi, ed erano distanziati da 50 milioni di nanosecondi. Come si vede, i numeri sono molto diversi (ma si parla di nanosecondi, quindi di tempi che un comune normale può tranquillamento definire infinitesimali).
Comunque sia, questi nuovi test hanno consentito una misurazione più accurata. E il risultato è che sono stati collezionati 20 eventi, analizzati individualmente, con lo stesso esito: neutrini più veloci della luce.
I nuovi test di fatto sembrano escludere una parte dei potenziali errori sistematici che avrebbero potuto essere addebitati alla misura precedente. Ma non si tratta della famosa “prova contraria” necessaria per mettere in discussione una legge della fisica.
Altri test sono previsti nel 2012. Fra l’altro, la Collaborazione Opera l’anno prossimo utilizzerà al Cern un nuovo rilevatore di muoni collocato dietro l’assorbitore di adroni che consentira’ di realizzare ulteriori studi indipendenti.
Gli scienziati del progetto Opera continueranno dunque a lavorarci sopra, ma sono necessarie altre misurazioni, separate e indipendenti, per arrivare a una conferma, o smentita, della validità dell’esperimento.