Sanità, la telemedicina a Regina Coeli

di Stefano Pierini

11 Novembre 2011 14:00

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La telemedicina entra nel carcere romano di Regina Coeli con un servizio innovativo, primo in Italia: elettrocardiogramma e cure specialistiche a distanza per i detenuti.

E’ un servizio altamente innovativo, primo in Italia, quello che ha portato la telemedicina nel carcere romano di Regina Coeli. Un’ulteriore testimonianza dell’importanza della telemedicina in termini di innovazione organizzativa con forti ricadute sociali, e anche del valore di una disciplina destinata ad aumentare nel tempo.

Secondo uno studio della Business Company Communications, società americana specializzata in ricerche di mercato nel settore tecnologico, il mercato della telemedicina è previsto in forte espansione con medie di incremento del 18-19% annuo e la stima è che nel 2015 il fatturato passi a 23 miliardi di dollari dai quasi 10 miliardi del 2010.

L’impiego di questa disciplina medica è prevalentemente in ambito di strutture sanitarie ma sta crescendo con ritmi ancor più crescenti il settore collegato all’assistenza domiciliare.

Tornando al nuovo servizio di Regina Coeli, è il Dipartimento Emergenza-Accettazione , settore cardiologico dell’ospedale San Giovanni di Roma, a coordinare il servizio di monitoraggio e teleconsulto per quei carcerati che soffrono di malattie cardiache e che possono così contare su un’assistenza qualificata e costante nel tempo.

Il progetto ideato dall’ufficio del Garante dei detenuti del Lazio, ha avuto il sostegno finanziario della Regione, la collaborazione del Dipartimento Regionale per l’Amministrazione Penitenziaria del ministero della Giustizia e delle Aziende Sanitarie romane, San Giovanni – Addolorata e Rm A.

L’applicazione della telemedicina è stata possibile in quanto il carcere è già dotato di un Centro Diagnostico e Terapeutico e con l’installazione di un elettrocardiografo collegato in rete con il reparto di Telemedicina del “San Giovanni”, si possono monitorare le condizioni cardiologiche del detenuto, osservando il decorso della malattia, giorno e notte, ed evitare anche i trasferimenti, costosi per via del servizio di custodia annesso, dal carcere alle strutture ospedaliere per le eventuali visite di controllo. Uno strumento molto utile per assicurare il diritto alla salute in una realtà complessa come quella di un carcere.