La banda larga in alta montagna, o in genere in quei territori dove la densità di popolazione è bassa e gli operatori non hanno interesse a portare il servizio. E’ la sperimentazione partita in Piemonte, attivata da Politecnico di Torino e CSP, organismo di ricerca per l’innovazione nell’Ict autorizzato dal Miur (il ministero dell’Istruzione e dell’Università) che hanno portato la banda larga in Val di Più utilizzando le frequenze White Spaces (quelle liberate dagli operatori tv e non utilizzate). Nel territorio di alta montagna a nord di Torino è stata fatta una prova che ha permesso di raggiungere bitrate medi di 20 Mbit/s per utenti in mobilità veicolare, un dato ben superiore ai bitrate ottenibili oggi con copertura 3G.
Quello delle frequenze come risorsa naturale da redistribuire per creare valore e offrire servizi innovativi è stato anche l’argomento centrale della giornata di studio “White spaces, dalla TV a Internet”, organizzata proprio da Politecnico di Torino e Csp il 24 ottobre per parlare di questa sperimentazione.
Il progetto è quello di utilizzare le frequenze White Space per portare internet e la banda larga nelle aree rurali, di montagna, in genere nei territori difficili da raggiungere. Un’opportunità di business che rappresenta anche un contributo alla riduzione del digital divide.
«Le potenzialità sono enormi» spiega Claudio Casetti, docente del Politecnico di Torino, Dipartimento di Elettronica, il quale prosegue: «nella giornata di studio, abbiamo voluto dare un contributo al dibattito sull’uso di White Spaces presentando sperimentazioni in cui, con tecnologia già disponibile e con soluzioni economicamente contenute, si accrescono le occasioni di connessione e la qualità del servizio percepito da utenti residenziali e in mobilità».
Però, servirebbe un processo di parziale liberalizzazione delle frequenze, che senza ledere i diritti dei licenziatari permetta la piena valorizzazione di una risorsa naturale, quando inutilizzata. Giovanni Ferrero, presidente di Csp, dopo aver espresso soddisfazione per l’interesse di AGCOM e del Dipartimento per le Comunicazioni del Ministero dello Sviluppo Economico, sottolinea «l’esigenza di riconoscere tutti gli aspetti di natura normativa e regolamentare con cui poter in futuro disciplinare l’utilizzo dei White Spaces» anche per «collocare Torino, unica realtà europea assieme a Cambridge, in un contesto internazionale dove si sperimentano operativamente i White Spaces».
«La nostra politica di innovazione e gli strumenti annessi riguardano tutti i territori del Piemonte» spiega Massimo Giordano, assessore allo Sviluppo economico, Ricerca e Innovazione della Regione Piemonte, che aggiunge: «le frequenze “White spaces” sono un tassello in più del Programma Wi-pie per portare internet in zone, come le aree montane, difficili da raggiungere con la rete e per ridurre ulteriormente il divario digitale». Dunque l’obiettivo è «incentivare l’uso della rete a buon mercato» e «fra l’altro, c’è un preciso input dall’Europa sull’uso di queste preziose risorse, capaci di generare nuova economia e colmare i gap di copertura».