Svolta epocale in Arabia Saudita. Le donne avranno diritto di voto e potranno essere elette alle elezioni. Lo ha annunciato ieri il re, Abdullah Bin Abdul Aziz, il quale ha sottolineato di aver ascoltato i consiglieri religiosi prima di prendere la decisione. Il diritto non entrerà in vigore prima di giovedì prossimo, giorno in cui in Arabia Saudita si svolgono le elezioni amministrative, alle quali quindi le esponenti del gentil sesso non potranno partecipare. La prima tornata elettorale utile per far scattare la nuova legge sarà quella del 2015.
Da sottolineare che le amministrative sono le uniche elezioni che si svolgono nel paese, dove non ci sono le politiche. I poteri, a livello, centrale, sono concetrati nelle mani del monarca, e che poi il consiglio consultivo della Shura. Del quale da questo momento in poi potranno far parte anche le donne.
Ecco le parole con cui il re ha riferito l’annuncio: «Dato che rifiutiamo di emarginare le donne in tutti i ruoi della società che sono conformi alla sharia abbiamo deciso, dopo consultazioni con i nostri consiglieri religiosi e con altri, di inserire le donne nello Shura come memrbi a partire dalla prossima sessione. Le donne potranno candidarsi alle elezioni municipali e avranno anche il diritto di voto».
Si tratta di una decisione particolarmente importante ma che non giunge del tutto a sorpresa. Il tema delle libertà civili e politiche delle donne è da tempo al centro del dibattito in un paese che è probabilmente il più conservatore del mondo islamico. Le donne in Arabia Saudita non possono mostrarsi in pubblico se non coperte dal niqab, che copre l’intero corpo e la testa e lascia scoperti solo gli occhi, non possono viaggiare, lavorare (a meno che non abbiamo il permesso di un parente maschio), guidare.
Proprio sul divieto di avere la patente, e in genere per chiedere maggiori libertà, nei mesi scorsi le donne hanno organizzato una protesta che ha fatto il giro del mondo, decidendo di mettersi al volante per un giorno. Una manifestazione di dissenso organizzata anche attraverso la rete, e del tutto pacifica: le signore che vi hanno preso parte sono salite in auto con un uomo al fianco e regolarmente coperte dal velo.
Recentemente, un’altra protesta è stata portata avanti da un gruppo di intellettuali sauditi, che hanno minacciato di boicottare le urne se non ci fosse stata l’apertura elettorale nei confrotni delle donne.
Insomma, una serie di forti segnali interni e internazionali hanno probabilmente suggerito alla monarchia il passo avanti.
Commenta una donna italiana che di battaglie civili ne ha fatte parecchie, Emma Bonino, vicepresidente del Senato: la notizia, dice è «estremamente importante, anche perchè il sovrano ha sottolineato di aver ascoltato i consiglieri religiosi». Questo passo avanti «certo non rende l’Arabia Saudita un paese democratico» e «visto con il nostro metro di giudizio, potrebbe sembrae piccola cosa, ma solo se non si è mai messo piede in quella terra». E adesso, auspica Bonino, si possono aprire nuovi spiragli, ad esempio il diritto di giudare o di viaggiare senza il permesso dei parenti uomini «potrebbe diventare terreno di campagna elettorale».