I più fortunati, ovvero quelli che un contratto di lavoro ce l’hanno, andranno in pensione con meno di mille euro al mese. Gli altri giovani affrontano un futuro ancora più incerto. È quanto emerge dal primo anno di lavoro del progetto “Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali” di Censis e Unipol.
Il 42% dei lavoratori dipendenti fra i 25 e i 34 anni andrà in pensione intorno al 2050 con meno di mille euro al mese. Cioè quella che negli ultimi anni è stata ribattezzata come “generazione mille euro” è destinata ad avere una pensione ancora più bassa degli introiti di inizio carriera. E c’è comunque un buon 31,9% di giovani che in realtà già oggi guadagna meno di mille euro. Per non parlare dei molti che lavorano con contratti atipici.
I giovani inseriti nel mercato del lavoro con un contratto standard sono circa quattro milioni. Poi ci sono un milione di lavoratori autonomi o con contratti atipici, e due milioni di giovani che non studiano e non lavorano.
Il sistema pensionistico pubblico al momento non sembra in grado di rispondere ai bisogni delle nuove generazioni di lavoratori, e la previdenza privata non decolla.
Gli strumenti integrativi sono poco presenti nel portafoglio delle famiglie: ha una polizza pensionistica integrativa il 9,1%, mentre scende al 6,3% il numero di chi intende attivarne una in futuro. Il 74,7% manifesta disinteresse, il 9,9% non conosce questo strumento. Quanto ai fondi pensione di categoria, l’80% non intende aderire, il 13,7% non sa nemmeno cosa siano. Simile la situazione per le assicurazioni sanitarie private: il 78,4% non è interessato, il 14,4% non le conosce.