Il livello qualitativo delle acque di balneazione europee è rimasto elevato, anche se fra il 2009 e il 2010 si è registrata una lieve flessione. L‘Italia non brilla, posizionandosi a metà classifica in Europa. Il risultato più negativo, per quando riguarda la Penisola, riguarda le acque “interne”, ovvero fiumi e laghi, mentre i valori delle coste sono migliori. I dati si ricavano dal “Bathing water report” dell’Aea, il tradizionale rapporto [scarica il Report] sulle acque di balneazione dell’Agenzia europea per l’ambiente.
Al top c’è Cipro, con il 100% delle acque di balneazione che rispetta valori guida rigorosi, seguita da Croazia, 97,3%, Malta, 95,4%, Grecia, 94,2% e Irlanda, 90%. L’Italia è sedicesima, sotto l’80%, anche a causa di un’alta percentuale di acque non adeguatamente monitorata. La Penisola è fra i paesi in cui oltre il 10% delle acque non è sufficientemente controllato, insieme a Grecia, Ungheria, Lussemburgo, Estonia e Lituania.
L’analisi si basa sui dati relativi ad oltre 21mila zone di balneazione nei 27 paesi europei, di cui il 70% sulla costa e il resto nell’entroterra. In generale, nel 2010 nel Vecchio Continente il 92,1% delle acque costiere e il 90,2% di quelle interne è risultato conforme agli standard minimi. Si registra però un peggioramento sul 2009: è diminuito del 3,5% il livello di confromità ai valori obbligatori delle acque costiere, e del 9,5% quello relativo ai valori guida (più rigidi). Quanto a fiumi e laghi, è invariato il dato relativo ai valori stadard mentre è sceso del 10,2% quello dei valori guida.
Come detto, pur davanti a queste flessioni, le acque di balneazione europee possono considerarsi di qualità relativamente elevata. Lo conferma Janez Potocnik, commissario responsabile per l’Ambiente, che si definisce “lieto” nel constatare questa qualità e aggiunge: «l’acqua pulita è una risorsa di valore inestimabile che non dobbiamo dare per scontata. Esorto gli Stati membri a fare in modo che il lieve calo dell’ultimo anno si tramuti in tendenza positiva».