Il Referendum su servizi pubblici locali, sulla gestione dell’acqua, sull’energia nucleare e sul legittimo impedimento si è concluso con il raggiungimento del quorum al 57% (già al 41% nella sera di domenica) e con il “sì” su tutti i questiti, al 95% in media. Ora l’attenzione è tutta concentrata sulle energie rinnovabili, come dimostrano i titoli in Borsa che hanno preso il via già nelle prime ore di ieri. Anche il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha dovuto dire addio alle centrali atomiche: «dovremo dire addio al nucleare in seguito del voto popolare e dovremo impegnarci sulle energie rinnovabili».
In totale si sono recati alle urne oltre 26 milioni 800 mila italiani, un’affluenza che non si vedeva da 15 anni. La vittoria dei “sì” porterà alla cancellazione delle norme oggetto dei quesiti.
In particolare oltre 25,4 milioni di elettori (95,8%) hanno voluto l’eliminazione della norma sull’affidamento e la gestione dei servizi pubblici locali. I no sono stati solo 1,1 milioni pari al 4,2%.
Simile il risultato per il referendum sulle tariffe dell’acqua, dove vince sempre il sì con 25,6 milioni di votanti, pari al 96,3% e 979 mila no (3,7%).
E l’Italia dice no anche al nucleare, dove i sì per l’abrogazione delle norme che consentono la produzione nel territorio di energia atomica sono stati 25,1 milioni pari al 94,8%, mentre i no sono stati circa un milione 394 mila (5,2%).
C’è poi il legittimo impedimento del premier e dei ministri a comparire nei processi penali che è stato bocciato da 25,2 milioni di italiani (95,2%), mentre erano contro l’abrogazione 1 milione 285 mila votanti (4,8%). Dunque rimane in vigore la norma del codice di procedura penale che definisce la legge uguale per tutti i cittadini.