I lavoratori che appartengono al contesto delle pubbliche amministrazioni dovrebbero gioire. Le loro retribuzioni, infatti, hanno seguito un percorso ben più veloce rispetto a quello dei colleghi del settore privato.
In particolare le retribuzioni lorde reali, al netto dell’inflazioni, sono cresciute nel pubblico del 22.4% in 8 anni, passando dai 23.813 euro del 2002 ai 29.165 euro del 2010.
La stima è evidenziata nelle tabelle allegate alla Relazione annuale di Bankitalia, che illustrano come i dipendenti pubblici lavorano 1.438 ore l’anno, avendo per contratto la settimana lavorativa di 36 ore, mentre i privati 1.704 ore, con 266 ore in più.
Ovviamente per i dipendenti pubblici la situazione è perggiorata in relazione al blocco di crescita delle retribuzioni fissato fino al 2013 dalla manovra estiva.
Fortemente critico il parere dei sindacati, tra cui quello del leader Cgil, Susanna Camusso, che sottolinea come «non siano aumentate le retribuzioni, forse sono cresciute le disparità, come è accaduto nel privato» dove «certi posti di direzione guadagnano fino a 1.500 volte quanto guadagna un lavoratore».
Inoltre, secondo la Cgil il paragone è improprio per tre motivi: i contratti pubblici contengono anche le retribuzioni delle forze armate (missioni all’estero) e dei dirigenti (120mila solo nella sanità) non conteggiati nel privato; non ci sono ad personam fuori busta che invece esistono nel privato; si considerano i contratti integrativi che nel pubblico si fanno ovunque e nel privato solo per il 30% dei dipendenti.