Dopo il lungo periodo di tilt, iniziato il 1 giugno, il sistema informatico di Poste Italiane ha iripreso a funzionare. A questo punto rimane da chiarire le vere cause che hanno determinato il disservizio, anche per rispondere ai numerosi cittadini infuriati, che, ricordiamolo, non hanno potuto nemmeno eseguire le operazioni di base, come inviare o ritirare una raccomandata.
A muoversi è direttamente la Procura della Repubblica di Roma, che ha aperto un fascicolo di indagine coinvolgendo anche la Polizia Postale.
L’obiettivo è quello di capire se il problema sia stato generato dall’ormai nota procedura di aggiornamento software oppure da un’azione dolosa.
La situazione rimane quindi delicata, soprattutto in virtù delle parole del ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani, che ha ricordato comeil mancato rispetto del contratto stipulato con le Poste prevede una sanzione massima di 1,5 milioni di euro.
Immediata la reazione dell’amministratore delegato di Poste Italiane, Massimo Sarmi, che afferma di aver fatto tutto il possibile e che il problema era legato alla “macchina” costruitada IBM.
Dal canto loro IBM ha messo a disposizione un team specifico di trenta persone, oltre ad altre 100 teste che lavorano sul pezzo fra la California e il Canada.
«La collaborazione di IBM è massima e la pressione che sto facendo con i vertici della società informatica enorme», ha concluso l’AD al quotidiano La Repubblica.