Poste Italiane si scusa con i propli clienti in relazione al rallentamento avuto nell’erogazione dei propri servizi presso gli sportelli pubblici. Secondo quanto dichiarato, “l’inconveniente era dovuto al malfunzionamento del software verificatosi sui sistemi centrali Ibm sui quali appoggiano le attività degli uffici postali”.
Inoltre, sottolinea Poste gli uffici postali “hanno operato oltre il normale orario di chiusura consentendo l’erogazione dei servizi a tutti i clienti in attesa e garantendo così oltre 6 milioni di transazioni, il pagamento di oltre 180 mila pensioni e l’accettazione di oltre 1,2 milioni di bollettini, nella media delle attività abitualmente svolte”.
Infine “i pensionati che non hanno potuto riscuotere la pensione a seguito dei rallentamenti lo potranno fare con le consuete modalità a partire da lunedì 6 giugno”.
Tuttavia tutte queste scuse e spiegazioni non sono state sufficienti per le associazioni di consumatori, tanto che dopo il blocco di venerdì Adusbef e Federconsumatori hanno invitato l’amministratore delegato di Poste Massimo Sarmi ad aprire un tavolo per risarcire tutti i cittadini che hanno subito dei danni.
Questo, dicono le associazioni, perchè “stavolta l’ente Poste non riuscirà ad evitare una class action” e soprattutto “il caos e i disservizi che da martedì scorso hanno paralizzato gli uffici postali non può essere addossato sulle spalle degli utenti, specie migliaia di pensionati che ritirano la pensione per poterla impiegare (in parte) per pagare bollette ed utenze e che devono essere immediatamente risarciti”.