In questo difficile periodo economico le aziende non sono di certo agevolate dalle pubbliche amministrazioni, almeno in termini di puntualità dei pagamenti. Solo nel 2010 sono stati oltre 1,9 miliardi di euro i costi per le imprese determinati da un ritardato o mancato pagamento da parte degli enti pubblici, che corrisponde ad un costo per la collettività pari a più di 1,6 miliardi.
La stima emerge da uno studio commissionato dal consiglio nazionale dei dottori commercialisti, che sottolinea come la situazione non sia migliorata negli ultimi anni. Anzi i tempi di ritardo nei pagamenti sono stati peggiori rispetto al passato, con una media di 86 giorni. Il ritardo medio della nostra PA era infatti di 52 nel 2009 e di solo 40 giorni nel 2008.
Il dato peggiore è che questo ritardo dei pagamenti non è giustificato da un reale guadagno da parte delle PA. Al contrario, con questo meccanismo di trasmissione del problema della liquidità a valle, l’approvvigionamento sul mercato finanziario avviene a costi nettamente superiori.
Come sempre, l’Italia è agli ultimi posti a livello europeo, anche se la Spagna, che nel 2010 ha registrato un ritardo di 65 giorni, non è molto lontana. Più indietro la Francia con 21 giorni, il Regno Unito con 19 giorni e la Germania con 11 giorni.
In sostanza un problema cronico dell’Italia, che a titolo esemplificativo risparmierebbe circa 1,3 miliardi di euro per le imprese e 1,18 miliardi per la collettività se le tempistiche di pagamento della nostra PA fossero state in linea con quelle degli Stati dell’Unione europea.