Un no secco al nucleare. E una partecipazione record, che va ben oltre il superamento del quorum. Sono i due elementi che caratterizzano il voto al referendum sul nucleare in Sardegna. I “sì”, ovvero i voti contrari all’installazione di centrali e al deposito di scorie radioattive nell’isola, hanno vinto con il 97,14%. E alle urne per esprimere questa opinione si sono presentati il 59,49% degli aventi diritto. Secondo il servizio elettorale della regione, si tratta della più alta affluenza mai registrata ad un referendum promosso nell’isola.
La tornata di domenica e lunedì era consultiva, e si riferiva in particolare alla presenza delle centrali sull’isola: “Sei contrario all’installazione in Sardegna di centrali nucleari e di siti per lo stoccaggio di scorie radioattive da esse residuate o preesistenti?” recitava il quesito. Al quale, come detto, i cittadini della regione hanno risposto plebiscitariamente con un sì che significa: “sì, sono contrario”.
Un voto che viene letto come un importante segnale politico anche in vista dei referendum del prossimo 12 e 13 giugno.
Il Comitato “Vota sì per fermare il nucleare“, nell’esprimere piena soddisfazione per il risultato, sottolinea che la concomitanza con le amministrative non è da considerarsi il principale motivo del superamento del quorum, che è stato calcolato sul totale degli aventi diritto, circa un milione e 480mila persone. Solo il 25% dei quali è stato interessato anche dalle amministrative (93 comuni su 377).
Del resto era molto ampio il fronte del no al nucleare, a partire dalla giunta. Grande soddisfazione da patre del presidente della Regione, Ugo Cappellacci, che ha salutato “con un filo di commozione” la “prova di unità data dai sardi su un tema, come il nucleare, dal quale dipende il nostro futuro”. Certo, il disastro giapponese di Fukushima “ha aiutato nel far maturare le coscienze”, ma secondo il presidente della regione fra i sardi «quella antinucleare è una convinzione radicata».
Esulta, come è facile immaginare, il Comitato vota sì per fermare il nucleare”, composto da circa 80 associazioni mobilitate in vista dei referendum nazionali di giugno, salutando come “eclatante” la vittoria in Sardegna e aggiungendo: “il Parlamento nazionale, che domani si appresta a decidere sul finto stop al nucleare proposto dal governo, ne prenda atto”. Oggi inizia alla Camera il dibattito sul dietrofront del governo sull’atomo, che potrebbe sancire l’inutilità dei referendum del 12 e 13 giugno, che invece deve svolgersi regolarmente secondo i promotori. Sulla questione, dopo il voto parlamentare, deciderà la Cassazione.
Tornando alla Sardegna, il presidente Cappellacci ha ribadito che i prossimi obiettivi della Giunta in materia di Energia sono «la riduzione delle emissioni clima alteranti, per arrivare nel 2030 ad un 40% di utilizzo di rinnovabili, 52% di olio combustibile e 42% di carbone pulito».