È di oggi la notizia della decisione di fermare per un anno i lavori sul ritorno dell’Italia al nucleare. Il Consiglio dei Ministri ha ufficializzato stamattina la moratoria di cui si parlava negli ultimi giorni.
Una decisione che viene giustificata con la necessità di una “pausa di riflessione” diretta conseguenza della recente tragedia del Giappone, i cui effetti collaterali sono ancora tutti da accertare.
L’allarme radiazione non è ancora cessato, anzi nelle prossime ore la nube radioattiva della centrale nucleare giapponese di Fukushima dovrebbe investire l’Italia.
Anche se gli esperti rassicurano la popolazione, garantendo che non esistono pericoli di contaminazione perché la nube sarebbe molto “diluita”, la tensione resta alta. A chi parla di un secondo Chernobyl gli esperti rispondono che le radiazioni per il nostro Paese saranno di ben 10 mila volte inferiori a quelle subite nel lontano disastro del 1986.
Così il CdM ha deciso di rimandare di 12 (o forse 24) mesi la propria corsa all’energia atomica. Ovviamente sono in molti a ravvisare dietro questa mossa l’intenzione di riattivarsi celermente non appena la questione sarà meno “calda”, riproponendo il referendum quando i cittadini avranno un animo maggiormente predisposto al “sì”.
Ad un sondaggio effettuato dall’Osservatorio Giornalistico Mediawatch su 1.030 italiani tra i 18 ed i 70 anni, il 17% dichiara di aver cambiato idea sul nucleare in seguito alla tragedia giapponese e di essere ora contrario al ritorno all’atomo in Italia.
In totale è il 68% a dire “no” al nucleare, mentre il 32% si dichiara favorevole. L’89% degli italiani afferma invece di essere favorevole ad un investimento pubblico nelle fonti energetiche alternative, contro l’11% che afferma l’esatto opposto. Il 66% infine è convinto che l’Italia abbia i mezzi per soddisfare il proprio fabbisogno energetico senza ricorrere al nucleare.
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