Il 27 gennaio 1945, le truppe sovietiche scoprirono il campo di concentramento di Auschwitz e gli orrori che questo celava al suo interno. Dal 2001, la Repubblica italiana riconosce quel giorno come “Giorno della Memoria“, al fine di «ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati», come si legge nel testo della legge istitutiva.
Per l’occasione, il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, nella sua relazione alla Camera, davanti al Comitato d’indagine sull’Antisemitismo, ha sottolineato la necessità di arginare le nuove modalità di diffusione dell’intolleranza. Secondo il ministro «è necessario indagare questo fenomeno e affrontarlo con adeguate campagne di sensibilizzazione attraverso una particolare attenzione alle scuole e all’università».
«Anche se l’Italia soffre meno di altri Paesi europei di manifestazioni di violenza antiebraica – fa notare la Gelmini – si assiste all’avanzamento di un nuovo tipo di antisemitismo, sui social network, nei forum online, che si traveste in tutt’altre forme. È con sgomento, disappunto e preoccupazione – ha detto il ministro – che ho visto compilare liste di docenti ebrei e che ho osservato l’adesione di studenti e docenti di alcuni atenei italiani a una settimana anti-israeliana denominata ”settimana dell’apartheid”».
«Per contrastare il fenomeno partendo dalle scuole, tra l’altro – ha ricordato il ministro – è stato avviato un corso di formazione per gli insegnanti focalizzato sul diffondersi nel mondo giovanile, attraverso il web, del negazionismo storico. Una buona risposta a tutti i tentativi di delegittimazione dello Stato ebraico, è il potenziamento dell’insegnamento della storia del ‘900 nei programmi scolastici e lo studio dell’ebraismo contemporaneo».