A pochi giorni di distanza dall’apertura di Google e del governo degli Stati Uniti alla diffusione dei propri servizi online in Iran, il governo di Teheran annuncia l’istituzione di una task force di polizia per Internet. Nelle dichiarazioni del generale iraniano Seyed Kamal Hadianfar, però, tale attività appare già orientata ad una sorta di offensiva nei confronti degli Stati Uniti stessi che, secondo Teheran, favorirebbero i dissidenti.
Le informazioni e le immagini scambiate tramite le piattaforme di social networking come Facebook e Twitter sono state tra le armi più efficaci usate nell’estate del 2009 dal movimento di protesta contro la rielezione alla presidenza di Mahmud Ahmadinejad. Le autorità iraniane, avevano già accusato l’opposizione di aver organizzato le manifestazioni di piazza con l’aiuto di potenze straniere; in particolare avevano affermato che gli Stati Uniti erano colpevoli della fornitura di software per aggirare la censura imposta dal governo.
«Tenuto conto del crescente interesse per l’uso di Internet, le minacce e le opportunità offerte dalla tecnologia informatica devono essere trattate con maggiore attenzione di prima nel Paese», ha commentato il generale Hadianfar. «Grazie alla task force per Internet, la polizia sarà in grado di prevenire lo spionaggio e il sabotaggio attraverso gli strumenti della tecnologia informatica».
L’Iran insegue l’idea di una polizia cibernetica dal 2009, proprio come misura di prevenzione per un utilizzo della rete controproducente ai fini della propaganda governativa. Nel marzo del 2010, la polizia aveva arrestato ben trenta persone con l’accusa di condurre una guerra cibernetica, sostenuta dagli Stati Uniti, contro il paese.