Mentre i primi quattro siti più popolari al mondo sono stati creati e vengono mantenuti grazie a miliardi di dollari di investimenti, a enormi staff aziendali e a continue campagne di marketing, la creatura di Jimbo Wales, Wikipedia, che nella classifica di popolarità è al quinto posto, continuerà a muoversi in perfetta autonomia e senza l’aiuto dei proventi pubblicitari ancora per molto.
L’appello lanciato dall’enciclopedia online a Natale per la campagna di raccolta fondi 2011 ha infatti avuto successo: è stato raggiunto il tetto di 16 milioni di dollari che Wales sperava di toccare nel suo primo richiamo a wikipediani e simpatizzanti.
Wikipedia compirà tra poco 10 anni di vita e forse è proprio per questo che si attende per i festeggiamenti dei risultati della campagna. «Questa raccolta di fondi – ha precisato Wales – aveva tutti gli ingredienti di quello che amiamo dei progetti Wikimedia: le persone si incontrano, contribuiscono con quello che hanno e insieme fanno qualcosa di straordinario». In soli 50 giorni, le donazioni provenienti da oltre 140 paesi, da più di cinquecentomila persone, sono arrivate alla cifra sperata e sono state più del doppio di quelle raccolte nella campagna fondi del 2009.
Per raggiungere questo traguardo sono bastati 22 euro a testa, in media. «Il mondo del business è bellissimo e la pubblicità non è il diavolo – ha dichiarato ancora Wales – ma sono concetti che non ci appartengono. Siamo come una biblioteca, o un parco pubblico. Un luogo in cui andare per confrontarsi, imparare, aprire la mente».
Nell’appello dei soci di Wikipedia, si leggeva: «Ogni volta che leggo uno studio, un’università, un giornale o una qualunque fonte di informazione ufficiale e paludata citare Wikipedia, un brivido mi corre lungo la schiena. Da una parte faccio parte di questo gruppo di valorosi, e diciamo la verità pazzi idealisti, che vogliono raccogliere la conoscenza dell’umanità e donarla a tutti senza nulla guadagnarci, e quindi mi inorgoglisco; dall’altra mi chiedo quale uso sarà fatto, e qual è l’esattezza di quelle informazioni, e spero sempre che non ci sia qualcosa di clamorosamente sbagliato. E quindi all’orgoglio aggiungo la paura. È per questo, e per le notti che molti di noi passano davanti al computer, per evitare che al grano si mischi il loglio mentre l’attenzione scende, per le scuole che chiedono consigli, per le biblioteche che si chiedono come sopravviveranno nell’era di internet, che vi chiediamo un contributo. Lasciate che questo sogno continui.».