Il ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, a Milano per presentare il passaggio al digitale terrestre nelle restanti regioni del Nord, ha parlato di 2,4 miliardi di euro come previsione per i ricavi dall’asta per l’acquisto delle frequenze che lo switch off analogico ha reso disponibili.
Si tratta di una stima che, molto probabilmente, rappresenta più un tetto massimo che un punto di partenza. Infatti, Romani ha subito precisato che il Governo si augura che «la cifra possa essere effettivamente quella».
Sui tempi, il ministro ha indicato il 2011 perché, in realtà, le frequenze che oggi vengono messe all’asta sono ancora occupate dalla tv. «Noi abbiamo detto all’Unione Europea che eravamo in grado di anticipare la vendita di queste frequenze, ma su procedure, regole e tempi aspettiamo l’Authority», ha sottolineato il ministro.
In Germania, l’asta si è conclusa il 20 maggio e lo stato tedesco ha incassato 4,4 miliardi di euro. Vodafone, Telefonica e Deutsche Telekom hanno speso circa 1,4 miliardi di euro ognuno per assicurarsi il dividendo digitale, cioè le preziose frequenze ex televisive. La Spagna, invece, auspica introiti decisamente più consistenti, compresi – secondo le cifre citate del ministero delle telecomunicazioni sulla base di dati Ue – tra 12 e 16 miliardi di euro.
Intanto la Commissione europea ha deciso che dal primo gennaio 2013, una parte dello spettro lasciato libero dalla tv analogica dovrà essere destinata all’introduzione di nuovi servizi wireless, per centrare l?obiettivo di garantire al 100 per cento della popolazione Ue la copertura in banda larga.