La riforma elettorale torna d’attualità e lo fa attraverso un’iniziativa online dei Radicali che ha già riscosso apprezzamenti bipartisan. Si tratta di un appello su Internet per una legge elettorale orientata nel senso del collegio uninominale.
I Radicali, e con loro diversi intellettuali e politici di opposte fazioni, stanno promuovendo in sostanza il principio della corrispondenza tra la scelta popolare e la rappresentanza in Parlamento, quello stesso che, nel 1993, votarono ben 31 milioni di italiani tramite referendum.
L’attuale sistema elettorale, introdotto nel dicembre 2005 dalla legge scritta dal senatore leghista Roberto Calderoli, poi da lui stesso definita «una porcata», consente invece di votare solo le liste e non i candidati; sono pertanto i partiti a designare i parlamentari e non direttamente gli elettori.
«Adottare finalmente anche in Italia un sistema elettorale ispirato ai modelli sperimentati ormai da secoli in regimi civili ? si legge nel sito dell’iniziativa – sistemi come quelli anglosassoni, che si sono rivelati tra i più fecondi sul piano della democrazia, della sicurezza e del benessere dei propri cittadini».
Secondo i sostenitori dell’appello, in questo modo, «si ridurrebbe anche il costo delle campagne elettorali e delle rendite che gli apparati dei partiti si assegnano quando si consente loro di assumere la funzione di tramite tra i cittadini e i parlamentari».
Sempre online, ma questa volta tramite email inviata a tutti gli iscritti ai portali e alle newsletter del network radicale, Emma Bonino, Marco Cappato, Mario Staderini e Elisabetta Zamparutti invitano gli utenti a sostenere l’associazione per l’uninominale che raccoglie firme per l’appello al ripristino dei collegi.
«È nostra convinzione che – affermano i radicali nell’email – di fronte al vero proprio degrado e dissesto ambientale in atto in tante parti d’Italia, uno degli obiettivi fondamentali di ogni riforma elettorale debba essere quello di restituire al cittadini elettori la libertà di scegliere il proprio rappresentante nelle assemblee legislative a ogni livello.
Non solo. Riteniamo che gli eletti non debbano essere emissari dei partiti, e nemmeno espressione di minoranze organizzate e di cordate clientelari, come pure accade affidando la selezione del personale politico al meccanismo delle preferenze all’interno di liste di partito votate col sistema proporzionale».