La nuova proposta antievasione, avanzata dal viceministro Paolo Romani, che ipotizza il canone Rai legato all’utenza elettrica, non ha avuto nemmeno il tempo di comparire sul tavolo degli addetti ai lavori che già sono arrivate le prime critiche.
In occasione della presentazione del rapporto annuale sulla televisione digitale, realizzato dalla fondazione Einaudi e It Media consulting, Romani ha sottolineato che l’entità dell’evasione è insostenibile, per 685 milioni di euro con le regioni del Sud Italia in testa alla lista nera.
Per questo motivo ha pensato di chiedere il canone Rai a tutti coloro che sono intestatari di un’utenza elettrica. «Chi non ha la tv dovrà fare un’autocertificazione», ha aggiunto il viceministro, specificando che la norma potrebbe essere approvata entro l’anno.
Secondo l’Aduc, L’Associazione per i diritti degli utenti e consumatori, l’idea non risolve l’incertezza legata agli apparecchi classificabili come “tv” o, per dirla con le stesse parole della legge R.D.L.21/02/1938 n.246, come “apparecchi atti o adattabili alla ricezione dei programmi televisivi”.
Inoltre, spiega Vincenzo Donvito, presidente dell’Aduc, «con questo nuovo metodo si creerebbero disagi ai cittadini: basti pensare a chi ha la doppia casa che si ritroverebbe a pagare il canone Rai due volte, oppure agli studenti in case in affitto che pagano l?energia elettrica ma non hanno il televisore».
«In realtà – continua Donvito – il metodo Rai di esazione sarebbe identico all’attuale solo che i presunti evasori da scoprire sarebbero di più: i contratti della luce sono notoriamente molti di più delle residenze anagrafiche. Siamo curiosi di sapere come la Rai farà a farsi dare dai 250 gestori di servizi elettrici gli elenchi dei loro clienti, visto che qualche anno fu imposto ai commercianti che vendevano apparecchi tv di fare altrettanto e l’imposizione durò poco visti gli scarsi risultati e l’aumento della clandestinità».
«Perché – si chiede il presidente dell’ Aduc – non si fanno pagare i canoni alle Poste, alle banche e ad altre grandi aziende? Perché non fare una gara pubblica per il servizio di informazione per affidarlo al miglior offerente per prezzo e qualità? Servizio pubblico che potrebbe essere pagato direttamente dallo Stato, con altre imposizioni fiscali indirette e comunque mettendo una parola fine a questa barzelletta del canone-abbonamento-imposta.