La Posta Elettronica Certifica continua a far parlare di sè, ma le polemiche che accompagnano ogni annuncio di semplificazione iniziano a destare la preoccupazione dei cittadini.
La nuova modalità di notifica delle cartelle esattoriali ad esempio è, da un lato, uno snellimento di burocrazia ed un risparmio di carta per la PA ma, dall’altro, rappresenta una pensiero in più per chi non ha mai ricevuto comunicazioni di questo tipo tramite Internet.
La “manovra finanziaria correttiva“, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 31 maggio, ha reso consultabili gli elenchi contenenti gli indirizzi Pec non solo dal personale della Pubblica Amministrazione, ma anche dagli agenti della riscossione.
La conseguenza di avere un sistema di posta elettronica con valore legale è quella di trovarsi nella situazione di dover consultare di frequente la propria casella alla ricerca di eventuali comunicazioni che impongano scadenze ai pagamenti o termini per presentare ricorsi.
È pur vero che l’immediatezza e il valore legale della Pec sono comunque “a doppio senso” e, pertanto, qualunque problema potrà essere chiarito con lo stesso strumento di notifica, ma rimane pur sempre una novità a cui non sarà facile abituarsi.
Possedere una casella Pec non è obbligatorio per i consumatori (mentre lo è per PA, aziende e professionisti) ma, nel momento in cui la si attiva per semplificare una pratica ed evitare tempi lunghi e costi tipici dell’invio di una raccomandata, occorre ricordare di aver abilitato un canale in più per ricevere comunicazioni importanti dagli uffici della Pubblica Amministrazione.
Ciò significa che bisognerà prestare la massima attenzione ai messaggi ricevuti poiché nella Pec potranno confluire anche eventuali cartelle di pagamento che, al momento della consegna all?indirizzo certificato e a prescindere dall’avvenuta lettura di essa da parte del contribuente, avranno lo status di “notifica eseguita“.