Intercettazioni, nel ddl obblighi anche per i blogger

di Lorenzo Gennari

15 Giugno 2010 14:10

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Il senatore Idv Luigi Li Gotti ha sottolineato, con una battuta, le gravi conseguenze che potrebbero esserci nel mondo dei blog qualora fosse approvato il ddl sulle intercettazioni

Blogger e gestori di piattaforme “user generated content”, all’indomani dell’entrata in vigore della nuova legge anti intercettazioni, dovranno provvedere a dar corso ad ogni richiesta di rettifica ricevuta, entro 48 ore, a pena, in caso contrario, di una multa di ben 12 mila e cinquecento euro.

Il senatore dell’Italia dei Valori in commissione Giustizia, Luigi Li Gotti, non ha resistito alla battuta: «Un ddl talmente fatto con i piedi che i blogger non potranno neanche permettersi di andare in vacanza!». Il capogruppo dell’Italia dei Valori, nonostante la facile ironia, ha però sottolineato un aspetto molto importante del ddl anti intercettazioni che sta passando fin troppo inosservato agli occhi dell’opposizione e che riguarda i siti Internet.

Il testo del ddl infatti prevede che «la disciplina in materia di obbligo di rettifica prevista nella vecchia legge sulla stampa del 1948 si applichi anche ai siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica».

«In Senato – ricorda Li Gotti – solo l’Idv ha cercato di bloccare questa vergognosa norma con un emendamento volto ad eliminare l’obbligo di rettifica per i siti informatici non soggetti all’obbligo di registrazione ai sensi dell’art 5 della legge sulla stampa (L.47/48). Tra l’altro, da una recente sentenza (11 dicembre 2008), la Corte di Cassazione ha affermato il principio che i messaggi rilasciati su un forum di discussione sono equiparabili ai messaggi che potevano e possono essere lasciati in una bacheca e, così come questi ultimi, anche i primi sono mezzi di comunicazione del proprio pensiero, ma non entrano nel concetto di stampa».

«Un conto è pretendere la rettifica da giornali online e siti professionali – continua Li Gotti – un’altra è richiederla a quelli puramente amatoriali, il cui responsabile naviga su Internet saltuariamente. È questione di logica».