La presenza femminile nelle istituzioni è un tema caldo ormai da molti anni. A quali cambiamenti concreti stiamo assistendo?
Storicamente, nel nostro Paese ricoprire una posizione di potere nel settore pubblico è sempre stato ritenuto appannaggio quasi esclusivo degli uomini, soprattutto se si guarda ai vertici politico-amministrativi dei vari enti e alle Istituzioni che lo compongono. Negli ultimi cinquant’anni, grazie anche al significativo percorso di emancipazione femminile che ha interessato la società italiana a più livelli, la situazione si è evoluta a favore di un maggiore riconoscimento del ruolo della donna nella Pubblica Amministrazione e di una sua più diffusa rappresentanza in posizioni di rilievo. Uno dei recenti segnali positivi che lasciano auspicare un maggiore impegno nel perseguimento delle Pari Opportunità in ambito istituzionale è il “Fattore PO”, introdotto per la prima volta dalla legge 150/2009 tra gli indici di misurazione e valutazione del merito all’interno degli Enti Pubblici.
Ciononostante, resta ancora molto da fare per superare gli ostacoli che impediscono il conseguimento di un’effettiva eguaglianza di genere nelle amministrazioni pubbliche. Ne sono una conferma i risultati dell’indagine condotta nell’ambito dell’Osservatorio Donne nella PA 2010, che registrano addirittura un leggero calo (circa l’1%) del numero di donne ai vertici della Pubblica Amministrazione italiana rispetto a due anni fa, rilevando il tradizionale divario tra Nord e Sud del Paese. L’Osservatorio è promosso da futuro@lfemminile ? il progetto per le Pari Opportunità di Microsoft Italia realizzato in collaborazione con Acer ? insieme a FORUM PA e INAIL, allo scopo di monitorare costantemente e valorizzare il ruolo professionale delle donne all’interno delle Istituzioni e degli enti pubblici. Tra le varie iniziative, l’indagine presentata nel corso del XXI Forum PA è un aggiornamento della ricerca realizzata nel 2008 sulla presenza femminile ai livelli decisionali di Regioni, Comuni capoluogo e Province. A distanza di due anni, il quadro emerso evidenzia come le donne continuino a essere in minoranza all’interno di Consigli, Giunte e Apparati dirigenziali della PA. Basti pensare che oggi, in tutta Italia, solo 6 donne ricoprono il ruolo di sindaco e solamente 12 presiedono i Consigli comunali. Non mancano certo aree di miglioramento e importanti eccezioni che stravolgono la tendenza nazionale ? prima fra tutte Palermo, che ha risalito la classifica delle città più virtuose in termini di Pari Opportunità, passando quest’anno dal 72° al 19° posto ? ma la situazione è ancora largamente deficitaria.
Quali sono le barriere che ancora ostacolano il percorso lavorativo delle donne?
La partecipazione delle donne al mercato del lavoro è ancora costellata da notevoli differenze di genere nell’accesso, nella permanenza e nel rientro nel mercato del lavoro dopo la maternità. Proprio la maternità, in particolare, unita alla difficile conciliazione tra gli impegni familiari e professionali, continua a rappresentare oggi un ostacolo al percorso lavorativo delle donne, nonché un fattore fortemente discriminante e l’origine principale dello scivolamento verso l’inattività professionale. Secondo recenti indagini, una donna italiana su tre abbandona il lavoro dopo la nascita del primo figlio e la situazione si aggrava in seguito alla nascita del secondo. Questo tema è stato tra i più dibattuti anche durante la terza edizione di web@lfemminile, la maratona digitale per le Pari Opportunità promossa da futuro@lfemminile tenutasi lo scorso 31 marzo: la crescente disponibilità e flessibilità richieste dal mercato, sommata alla mancanza di una forte rete sociale a sostegno della famiglia ? in primis, la carenza di asili nido ? rendono molto complessa la gestione del duplice ruolo di mamma e lavoratrice a tempo pieno, trasformandola spesso in una delle principali barriere alla crescita professionale femminile. Di certo, la profonda crisi economica in atto non contribuisce ad agevolare la situazione…