Tyrannybook è il nuovo social network voluto dalla sezione portoghese di Amnesty International che si appoggia sulla stessa piattaforma tecnologica del più noto Facebook: obiettivo, monitorare le “mosse” di governanti per scovare e denunciare dittatori e tiranni.
Navigando tra le rosse pagine del social network creato da “Amnistia Internacional Portugal”, si possono trovare i profili di Omar Al-Bashir, presidente del Sudan, di Than Shwe, dittatore birmano, quello del presidente cinese Hu Jintau, dell’iraniano Ahmadinejad, ma anche dei meno conosciuti Lubanga Dyilo, già imputato per crimini di guerra, Kadyrov, Kim Jong II e ancora il bosniaco Karadzic, il bielorusso Lukashenko, il ceceno Kadyrov, Robert Mugabe dello Zimbawe e Kim Jong II della Corea del Nord.
È probabile che l’iniziativa abbia riscosso molto successo visto che le pagine del sito si caricano davvero con molta fatica, forse appesantite proprio dal traffico non previsto all’interno del social network.
Per il momento, fa sapere Amnesty, Tyrannybook è disponibile soltanto in lingua inglese, ma la rapida crescita del numero di iscritti provenienti da tutto il mondo, sta già favorendo alcuni progetti di traduzione nelle lingue principali.
Nelle bacheche degli utenti, intanto, si leggono proposte per allargare la lista dei tiranni. Si va dal venezuelano Hugo Chavez all’honduregno Josè Porfirio Lobo, quindi si fa il nome di Fidel Castro e c’è perfino chi propone di inserire nella lista Papa Benedetto XVI reo, secondo un’utente di lingua spagnola, di aver imposto la dittatura del silenzio, coprendo i reati di pedofilia.
Il meccanismo di Tyrannybook, preso in prestito da quello delle amicizie di Facebook, consiste nel crearsi degli alleati nella lotta alla tirannia; al momento non ci sono applicazioni, ma sembra possibile fare l’upload di qualunque contenuto esattamente come accade nel social network da cui prende ispirazione.