La banda dei sei, composta tanto da giovani quanto da ultra sessantenni, stava completando la transazione di ben 68 mila euro sui propri conti correnti, ma alla fine, le forze dell’ordine sono riusciti ad intercettare e ad impedire, in parte, lo spostamento di denaro.
L’indagine è scattata dopo la denuncia di un cittadino romano che si è visto prosciugare il proprio conto corrente. Le “donazioni” confluivano sui conti correnti da tutta Italia: Milano, Ascoli, Napoli e Roma, le città principali, ma la fonte delle informazioni era Internet.
Bastava una email, realizzata in maniera da essere confusa con una comunicazione ufficiale di una banca, di un ente della Pubblica Amministrazione o di un sito a cui si era iscritti utilizzando i propri dati personali e pian piano, la banda criminale costruiva il profilo della propria vittima arrivando a carpire numeri di carte di credito, password e altri codici utili per le frodi.
In gergo informatico, la tecnica viene chiamata “phishing“, (“pesca a caso di dati sensibili”) e, nonostante venga facilmente riconosciuta dai programmi di protezione dei computer che identificano le email ricevute come “spam“, basta cadere in una sola di queste trappole per vedersi sempre più esposti al rischio di sottrazione dei propri dati.
Nel nostro paese il phishing è in testa alla classifica delle pratiche di ingegneria sociale finalizzate all’attuazione di frodi informatiche. L’Internet security threath report, pubblicato in questi giorni da Symantec e relativo al 2009, testimonia una crescita continua sia del volume sia del grado di complessità di questo tipo di attacco informatico.