Fidel Castro, nonostante le sue condizioni di salute sempre critiche, torna ad incitare alla vigilanza mediatica e cibernetica, parlando di “terrorismo mediatico” nei confronti di Cuba.
Il governo cubano si è dato molto da fare, negli ultimi tempi, per realizzare una copertura totale dei mezzi di comunicazione telematici. Dopo aver aperto il sito di informazione “Cubadebate“, che ha come sottotitolo proprio lo slogan “Contra el Terrorismo Mediático” (Contro il Terrorismo Mediatico) è sbarcato indirettamente, ma sempre tramite organi di informazione pilotati, su Facebook, su Twitter, MySpace e anche su YouTube.
Dalle pagine di quella che è stata premiata come miglior pubblicazione digitale cubana del 2009 e che ha i fratelli Castro come principali articolisti, si celebrano “i successi di Cuba nonostante l?embargo illegale americano che dura da 47 anni”. Stesso tenore sul quotidiano “Granma“, che riporta fedelmente le “Riflessioni di Fidel” da Cubadebate, tradotte in Inglese, Francese, Italiano e Tedesco.
Il nemico del popolo cubano, a detta del quotidiano “Juventud Rebelde“, organo dell’Unione di giovani comunisti di Cuba, si annida anche sul web, in Internet, con attività di terrorismo digitale e mediatico.
Di parere completamente opposto, la blogger cubana Yoani Sànchez, censurata in patria e costretta ad avvalersi della collaborazione dall’estero per aggiornare il suo blog (oscurato su tutto il territorio dell’isola).
La Sánchez si è rivolta al governo spagnolo, auspicando un cambiamento di politica nei confronti del regime cubano e chiedendo a tutta l?Europa di dialogare con la gente invece che con il governo.
«La Spagna deve cercare non tanto una posizione diversa rispetto al governo cubano, ma piuttosto cercare una posizione comune di solidarietà con la popolazione, facendo una distinzione: Cuba non è il suo governo, Cuba non è né un partito né un?ideologia, ma le piccole e piccolissime persone che formano questa società».
Il motto di Yoani Sánchez e del suo gruppo di blogger e giornalisti indipendenti è ora diventato: “Internet o morte…Twitteremos! “, sintesi provocatoria sulla falsa riga dello storico motto rivoluzionario “Patria o morte…Vinceremo!”.