Ieri, durante la festa per il 213esimo anniversario del Tricolore a Reggio Emilia, il comico genovese Beppe Grillo ha colto l’occasione per incontrare il presidente del Senato Renato Schifani e per chiedere di mettere in discussione al Senato la legge di iniziativa popolare “Parlamento Pulito“.
Il presidente del Senato si è offerto di ricevere il comico a Palazzo Madama, in privato, ma Beppe Grillo, in qualità di rappresentante di 350mila italiani firmatari della proposta di modifica della legge elettorale, ha chiesto che l’incontro venisse ripreso con una webcam.
«Una modalità che non ho condiviso», ha detto il presidente del Senato e l’incontro è così saltato. Un’allergia alle tecnologie che fa essere Grillo «fiducioso in un crollo di questa generazione di politici, gente fuori dalla storia, che non accetta il confronto». «Schifani è scappato, perché ha paura», ha concluso Grillo.
Eppure il presidente del Senato ha assicurato che solleciterà la commissione perché completi l’iter del disegno di legge di iniziativa popolare proposto dai grillini, cioè quello che vorrebbe far uscire dal Senato e dalla Camera tutti e indistintamente i condannati in via definitiva.
Il comico genovese, dopo i trascorsi a spaccare computer al termine dei suoi show, è diventato sempre di più un alfiere dell’Ict nella politica e nella Pubblica Amministrazione, tanto da auspicare l’utilizzo della rete per qualunque iniziativa di governo. «Obama è nato dalla rete ? esemplifica Grillo ? prima di firmare una legge la mette su Internet per dieci giorni, i cittadini se la guardano, poi se va bene la firma».
Di certo, la risposta di Schifani all’ipotesi del “confronto con webcam” dà ragione a chi pensa che le istituzioni di questo paese siano irrimediabilmente digitaldivise e che la loro ritrosia nei confronti delle nuove tecnologie sia davvero dura da vincere.