Un accordo fra tutti in tempi rapidi, «definendo un codice di autoregolamentazione che coinvolga tutti i soggetti interessati, evitando interventi di autorità». È quanto detto dal ministro dell?Interno Roberto Maroni al termine dell?incontro al Viminale con i gestori delle reti internet e i rappresentanti dei social network, in merito agli episodi di istigazione alla violenza e apologia di reato online.
L?esito dei lavori, in sostanza, è stato quello di una concertazione ampia con gli operatori. Posizione molto distante dalle ultime dichiarazioni e iniziative della maggioranza, come la proposta di legge del Senatore Lauro (PdL), che vede nell’utilizzo dei mezzi telematici, un’aggravante per l’istigazione alla violenza o le parole del presidente del Senato Renato Schifani (i gruppi di facebook paragonati a quelli extraparlamentari degli anni ’70) o ancora le dichiarazioni di qualche giorno fa dello stesso Maroni.
Al ministero invece, i rappresentanti del social network “Facebook”, di Google Italia, di H3G, Microsoft, Telecom, Vodafone, British Telecom – BT Italia, Wind Italia, dell’Associazione italiana Internet provider, di Assotelecomunicazioni, di Confindustria e del ministero per le politiche per i giovani hanno affrontato il tema di come impedire la commissione di gravi reati su internet e come rimuoverne i contenuti seguendo la strada di un accordo fra tutti.
Le trattative riprenderanno a metà gennaio, ma intanto non possono che far ben sperare le parole di Maroni, che ha definito l’accordo (perché è già tale) come il «primo caso al mondo di autoregolamentazione su un terreno così delicato, che vede da una parte la garanzia di libertà di espressione del pensiero e dall’altra la necessità di rimuovere contenuti che integrano gravi reati».