Istituto Bruno Leoni: No a tassa su Internet

di Lorenzo Gennari

11 Dicembre 2009 16:30

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L'Istituto Bruno Leoni dice "No" alla tassa sul canone del servizio di accesso a Internet, proposta dalla Siae per pagare video e musica che si scaricano dalla Rete

L’Istituto Bruno Leoni ha accolto con preoccupazione la proposta formulata della Siae d’imporre una tassa sulle connessioni internet per compensare autori ed editori per i mancati introiti eventualmente derivanti dalla pirateria digitale.

La Società italiana autori ed editori infatti sta discutendo con le compagnie telefoniche e con tutti gli operatori del settore media per ovviare in qualche modo alla diffusione della pirateria dando ai consumatori la certezza di un’offerta di contenuti audio video legale e sicura.

La nuova “accisa digitale” potrebbe essere introdotta nel 2010 e sarebbe una sorta di provvedimento simile a quello a suo tempo perpetuato per combattere, legalizzandole e assoggettandole a imposta, le scommesse clandestine.

In Germania, ad esempio, si è già rispolverata l?idea di un canone obbligatorio sull?accesso a internet, poiché della proposta si parla dal 2006. La tassa prevede un modello individuale in base al possesso degli apparecchi oppure una seconda ipotesi che propone un canone uguale per tutti, intorno ai 17,98 euro mensili, a prescindere da quanti e quali tv, radio o computer o cellulari il nucleo familiare possegga.

Secondo Massimiliano Trovato dell’Istituto Bruno Leoni, «in un momento in cui tanto si discute delle strategie per radicare la diffusione di internet nel Paese, l’ultima cosa di cui c’è bisogno è di aumentare i costi dell’accesso con l’ennesimo odioso balzello. La Siae – continua Trovato – potrebbe più proficuamente ragionare sull’aggiornamento dei propri modelli di business, invece di difendere con le unghie il suo piccolo mondo antico.

Replicare l’infelice operazione già praticata con la tassa sui supporti vergini, in barba ai più elementari principi di responsabilità ed ai diritti dei consumatori, non è certo la strada per tutelare il lavoro dei produttori di contenuti».