La controversa tassa di sei sterline sulla linea telefonica, imposta per finanziare l?introduzione della banda larga e annunciata a giugno dal governo britannico, entrerà in vigore con la finanziaria del prossimo anno.
Il piano, redatto dal dipartimento “Revenue & Customs” – fa notare il Times – mostra però alcune incongruenze con quanto previsto dalla norma originale presentata mesi fa dai ministri.
In sostanza, i possessori di una linea telefonica, di un abbonamento a internet a parte e di un fax, arriveranno a spendere poco più di 21 sterline all?anno, invece delle sei originarie.
A giugno, insiste il Times, sembrava che la cifra fosse una tantum e non legata alle utenze. In quest’ultimo caso, ad essere maggiormente colpite, saranno due milioni di famiglie che su ogni tassa pagheranno inoltre anche l?Iva.
Oltre ai cittadini britannici anche gli internet provider (Isp) e le compagnie telefoniche sono furiose per questa doccia fredda. Gli Isp rischiano di perdere centomila clienti se il piano verrà portato a termine e le aziende telefoniche temono ritorsioni in termini di disdette di abbonamenti.
D’altro canto, in questo modo il governo britannico spera di ricavare fino a 175 milioni di sterline per finanziare l?installazione della connessione a banda larga nelle aree rurali del paese.
A prescindere dai metodi di finanziamento, l’eventuale successo del piano potrebbe risollevare le sorti del broadband in Gran Bretagna, attualmente utilizzato da circa il 58% della popolazione, ma a velocità di download ben distanti dai 2 Mbps che, in Europa, si stanno attestando come “standard minimo” per la banda larga.